L’inquinamento non è solo outdoor "Occhio a cosa respiriamo in casa"

La pesarese Laura Ampollini, ingegnere ambientale, lavora in America e illustra un pericolo sconosciuto "All’interno degli uffici c’è un’aria più inquinata di quella esterna. Anche i mobili sono un’insidia".

L’inquinamento non è solo outdoor  "Occhio a cosa respiriamo in casa"

L’inquinamento non è solo outdoor "Occhio a cosa respiriamo in casa"

L’inquinamento dell’aria è uno dei temi più discussi negli ultimi anni, ma spesso si parla solo di inquinamento outdoor non concentrandoci mai su quello indoor che può risultare anche più nocivo e pericoloso, soprattutto quando si cucina. Di questo ne abbiamo parlato con la pesarese Laura Ampollini, ingegnere ambientale, per anni ricercatrice presso la Drexel University di Philadelphia e ingegnere della qualità dell’aria per lo stato di Pennsylvania, oltre che autrice su varie riviste internazionali.

"All’interno degli edifici respiriamo un’aria più inquinata di quella esterna, poiché all’inquinamento atmosferico si aggiungono tutte le sostanze nocive derivanti dall’arredamento, dalle vernici delle pareti e dagli oggetti di uso comune. Oltre al fatto che trascorriamo molto più tempo in caso o in ufficio anziché all’esterno degli edifici" racconta Laura. "In casa o in ufficio abbiamo spesso concentrazioni più elevate di composti organici volatili e a volte anche di polveri sottili che possono arrivare anche ad essere 10 volte maggiori rispetto a quelle esterne. Basti pensare che nelle repliche condotte simulando la preparazione di una cena del ringraziamento sono state raggiunte concentrazioni di polveri sottili in una stanza pari a quelle di Nuova Delhi, una delle città più inquinate del mondo." Infatti queste possono derivare dall’arredamento, dai prodotti per l’igiene, dal fumo, dal gas metano, pollini, muffa, per non parlare di incensi, candele, ecc…. Un esempio lampante e quotidiano, in casa, avviene quando si cucina (dai fornelli alla carne ma anche un semplice toast): "Dallo studio condotto è emerso che un toaster assieme ad altre cose usate in cucina produce particelle sottili di diametro minore di 10nm che possono raggiungere una concentrazione di 250 microgrammi al metro cubo in una giornata, quando il limite normativo è di 25 all’anno".

Anche i mobili contribuiscono all’emissione di sostanze nocive: "Nel tempo possono rilasciare formaldeide, per cui sarebbe consigliato comprare un mobilio certificato E1 o Carb2, che ne garantisce una bassa emissione". Altro fattore determinante (in negativo) soprattutto negli uffici sono le stampanti: " Risultano la principale fonte che rilascia polveri sottili, spesso alcune aziende creando stanze dedicate per il loro utilizzo ma poi, quando le persone vanno a prendere i fogli, respirano l’accumulo di sostanze nocive che si è concentrato lì dentro".

Da qui il consiglio ad arieggiare le stanze il più possibile o munirsi di purificatori d’aria: "Durante i Covid c’è stato un incremento d’acquisto settore ma per via del virus, non per l’importanza che avrebbe garantire un’aria pulita alle persone. Di fatto i dati dimostrano che dove sono presenti i purificatori si ottiene non soltanto uno stato di salute fisico-mentale migliore, ma calano anche le malattie e aumenta la produttività". Infine conclude Laura: "L’Italia si concentra sempre sull’inquinamento outdoor quando bisognerebbe studiare anche l’aria negli edifici per comprenderne la chimica. L’esperimento che abbiamo condotto negli USA risulta il più grande nel mondo riguardo l’inquinamento indoor, qui in Italia invece non è mai stato fatto nulla di simile, nonostante siano i luoghi che più viviamo quotidianamente".

Teobaldo Bianchini