Pesaro, lite tra vicine con lancio di escrementi

Una donna a processo, lei nega ogni addebito: "Sono vittima di persecuzione". Ma spunta un video

La lite tra vicine di casa a Pesaro è finita in tribunale

La lite tra vicine di casa a Pesaro è finita in tribunale

Pesaro, 21 gonnaio 2022 - Escrementi di cane, vino rosso, caffè. Armi letali, ma, per fortuna, solo per l’olfatto quelle spuntate in una guerra tra vicine che va avanti da tempo a colpi di carte bollate. A processo, con l’accusa di aver lanciato i bisognini del suo Fido oltre al resto, imbrattando il vialetto della vicina, è finita una imprenditrice pesarese (difesa dagli avvocati Marco Defendini e Nadia Biagiotti), la quale nega ogni addebito.

Molestie e minacce, i reati contestati dalla procura sulla base della denuncia fatta dalla presunta vittima, una vigilessa (costituita parte civile con l’avvocato Paola Gennari) che ieri ha presentato un video che immortalerebbe l’imputata mentre sporca la sua proprietà. Le ruggini tra le due donne, residenti in uno stabile con ingresso comune a Pesaro, sarebbero cominciate circa tre anni fa. Questioni legate alla spazzatura e altre minuzie condominiali sarebbero state la miccia dei primi dissidi.

Da quel momento, i rapporti si sono sfilacciati sempre di più fino al giorno in cui la vigilessa, come riferito poi in denuncia, avrebbe trovato escrementi e altre macchie strane nella sua proprietà. Decide di mettere le telecamere. Ma quegli occhi elettronici sullo stabile causano altri dissapori con l’imputata, la quale passa alla querela per violazione della privacy e ottiene ragione: la vigilessa smonta l’impianto di sorveglianza.

Gli imbrattamenti intanto sarebbero continuati e così a gennaio del 2019, la vigilessa presenta denuncia contro ignoti. Le indagini però portano la procura a stringere il cerchio sulla vicina per i pregressi. La denunciante racconta anche di essere stata minacciata con frasi come "Ti faccio perdere il lavoro". E l’imprenditrice si ritrova a giudizio. Ieri la parte civile ha depositato una chiavetta usb che conterrebbe quel video. "Ci chiediamo perché non sia stato prodotto prima se è vero che è così schiacciante – commenta l’avvocato Defendini – La nostra assistita non ha commesso nulla" Processo aggiornato.

e. ros.