Locali con telecamere dentro e fuori il rimedio che consiglia il Comune

Dalla Cna un progetto pilota richiamato in giunta. Il segretario Bordoni: "Siamo convenzionati con una società che attiva un circuito diretto tra privati e forze dell’ordine, che potrebbero intervenire in tempo reale"

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Telecamere per evitare nasi rotti, disturbo della quiete pubblica, derive da gioventù bruciata come è accaduto due sere fa in zona mare con la rissa tra bande di adolescenti circondati da una fiumana di spettatori, loro coetanei, datisi appuntamento grazie ad un messaggio virale su tik tok. L’idea degli assessori Frenquellucci e Belloni è di stimolare gli esercenti a dotarsi di una videosorveglianza direttamente collegata con Questura e caserma dei carabinieri. "In tempo reale le forze dell’ordine avrebbero misura del problema e potrebbe ro intervenire accorciando i tempi – osserva Moreno Bordoni, segretario generale Cna, associazione precorritrice del progetto pilota richiamato in giunta –. Da anni siamo convenzionati con una società autorizzata dai ministeri (Interno e Difesa) ad attivare un circuito diretto tra privati e forze dell’ordine. Inoltre questa convenzione permette di conservare il registrato".

La strategia è quella di arrivare sia all’esterno che all’interno dei locali di una copertura massima al servizio delle forze dell’ordine. "E’ un progetto che in altre città italiane ha preso piede" conferma Frenquellucci. Anche perché volendo agire sul vero nodo – il disagio giovanile – il punto che fa l’assessore Luca Pandolfi è avvilente: "Senza risorse adeguate le armi per la prevenzione di fenomeni, per certi versi anche nuovi, sono spuntate – va al sodo –. Sul disagio giovanile nè Stato nel Pnrr e nè Regione hanno messo, recentemente, risorse significative. La telecamera intercetta la situazione di un disagio conclamato, ma l’azione efficace sarebbe l’attività sul campo con una progettualità continuativa". Suo malgrado, quindi, anche Pandolfi non può che convergere sulle telecamere. "Se non altro si ha modo di valutare, rintracciare le responsabilità identificando ed evitando i macchioni, i generalismi e quindi di aggiungere superficialità ad una comprensione dei fatti già difficile" conclude Pandolfi incontrando il favore di Davide Ippaso di Confcommercio: "L’impunità è il primo danno. Le telecamere almeno descrivono le responsabilità – osserva Ippaso –. L’esercente che dà da bere alcolici ad un minore giustamente va incontro al penale. Ma se rispetta le regole rifiutando da bere ad un ubriaco molesto, perché dovrebbe essere responsabilizzato della maleducazione e degli atti vandalici che avvengono per colpa di altri? Ecco le telecamere non risolvono, ma limitano i danni". "In viale Trieste le telecamere le abbiamo previste– dice rassegnato Belloni –, ma fino a quando non ce le consegnano..."

Solidea Vitali Rosati