L’Oliveriana chiuderà per lavori Caos trasloco per 400mila libri E non sarà pronta nel 2024

La buona notizia è che ci sono i fondi per il recupero del palazzo, ma poi iniziano i problemi. La Biblioteca deve essere trasferita: spunta l’ipotesi di un capannone a Villa Fastiggi.

L’Oliveriana chiuderà per lavori  Caos trasloco per 400mila libri  E non sarà pronta nel 2024

L’Oliveriana chiuderà per lavori Caos trasloco per 400mila libri E non sarà pronta nel 2024

di Giovanni Lani

La Biblioteca Oliveriana diventerà “virtuale“ per tre anni. Detta così sembra una di quelle definizioni “fighe“ che si coniano per vendere la cultura come un prodotto “easy“ e pop. Ma la realtà è ben altra. L’Oliveriana diventerà “virtuale“ senza neanche essere digitale perché sarà chiusa: i lavori di consolidamento della sede, palazzo Almerici in via Mazza, dovranno iniziare entro dicembre di quest’anno e si presume che da ottobre prenda forma il trasferimento del patrimonio librario in un luogo adeguato e sicuro.

Qui iniziano i problemi. Dove andranno i quasi 400mila volumi, in gran parte antichi? Chi si prenderà cura di spostarli, visto che ci sono anche opere del Quattrocento, del Cinquecento e così via? Come saranno conservati i documenti più fragili, come il disegno di Raffaello? E quelli di Barocci? L’elenco delle criticità da affrontare è talmente lungo che per interromperlo si può solo porre una ulteriore domanda: cosa ne sarà del Museo archeologico appena inaugurato, dopo dieci anni di attesa? Si presume che anche questo sarà chiuso perché per consolidare i solai del piano superiore, si dovrà lavorare proprio in quegli ambienti.

La “colpa“ di tutto questo è di un vero “colpo di fortuna“, ovvero l’ottenimento – da parte del Comune – dei fondi del Pnrr per restaurare il palazzo. Di quegli interventi c’è davvero un bisogno quasi disperato; oggi chi ha il coraggio di avventurarsi nei piani più alti e con i pavimenti più instabili? Un intervento era inevitabile e fino ad oggi la mancanza di risorse ha congelato ogni ipotesi di restauro. Ma alla fine tutto questo si concretizza in coincidenza degli eventi di “Pesaro Città della Cultura 2024“, e chiaramente non fa comodo a nessuno avere fuori gioco proprio nel 2024 la più importante istituzione culturale cittadina, che per storia, immenso patrimonio librario e capacità di produrre eventi culturali di alto livello non è né sostituibile né rinunciabile.

Ma torniamo ai problemi più scottanti: dove andranno i 400mila libri? Tre sono le ipotesi avanzate, e a poca distanza di tempo dal trasloco ancora non si sa quale possa essere praticabile (né sarebbero previsti preventivi o cifre a bilancio per pagare il trasloco). In primo luogo l’Ente Olivieri ha proposto di restaurare urgentemente l’ex Casa del Custode, un ampio ambiente confinante tra Palazzo Almerici e Palazzo Olivieri, dove depositare quasi tutto il materiale. Risposta: non è possibile, il cantiere affronterà il palazzo “in blocco“. E allora? E’ spuntata l’ipotesi di un capannone a Villa Fastiggi. Su questa ipotesi si aprirà una voragine di polemiche, perché se dovessero essere vere le voci circolate su questo ambiente (con copertura in Eternit, problemi di infiltrazioni di acqua, al momento assenza di un impianto d’allarme per proteggere un patrimonio enorme) si pone la questione di “immagine“: per celebrare la cultura, Pesaro spedisce la sua più grande biblioteca a Villa Fastiggi in un capannone, impedendone anche la fruizione; una scelta che solo la Repubblica Popolare Cinese poteva concepire nel momento più delicato della sua rivoluzione. E allora, dove andare con un carico di 400mila volumi e documenti di rarità anche assoluta? C’è chi propone l’ex sede della Banca d’Italia, all’inizio di via Rossini. Si rimarrebbe dentro le mura immaginarie del centro (perché quelle mura vennero abbattute per generare il progresso che ora ci stiamo godendo appieno); forse ci sarebbero più requisiti di sicurezza, magari se il caveau fosse accessibile, potrebbero andarci le cose più preziose e soprattutto lì non dovrebbe piovere dentro. Ma non erano forse quelli ambienti già opzionati per alcuni uffici in attesa da anni?

Siamo solo all’inizio di tutti i problemi, perché non si sa dove andranno a lavorare i dipendenti né cosa potranno fare per tre anni, prima del rientro a Palazzo Almerici. Non sappiamo se gli studiosi potranno consultare libri e documenti. Però nel 2026 o giù di lì, la biblioteca riapparirà al massimo della sua gloria. E questo articolo sarà archiviato nella sua spettacolare emeroteca.