"L’omicidio Bruzzese poteva essere evitato" Sotto accusa il sistema di protezione in città

Aperto il processo contro l’uomo che pianificò il delitto. I familiari della vittima chiedono un milione di risarcimento danni

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di Elisabetta Rossi

Un milione di euro il conto presentato dalla famiglia di Bruzzese e il j’accuse del legale: "Marcello è morto per una falla nel sistema locale di protezione, un omicidio che poteva essere evitato". Prime battute ieri del processo in Corte d’Assise a Pesaro sull’omicidio di Natale 2018 in cui, il pomeriggio del 25 dicembre, nel cuore della città, in via Bovio 28, due sicari hanno freddato con 20 colpi di pistola Marcello Bruzzese, 51 anni, fratello del pentito di ‘ndrangheta Girolamo. Sul banco degli imputati c’è il presunto terzo uomo, Rocco Versace, 55 anni, accusato di aver aiutato a pianificare il delitto. Quelli che vengono ritenuti gli autori materiali dell’assassinio, Francesco Candiloro, 43 anni, di Polistenia, e Michelangelo Tripodi, 44 anni, di Vibo Valentia, hanno scelto l’abbreviato e saranno davanti al gup di Ancona proprio stamattina. Ieri Versace ha partecipato all’udienza collegato in videoconferenza dal carcere di Nuoro, in Sardegna.

"Perché abbiamo scelto il giudizio davanti all’Assise? Ma perché riteniamo che sia la scelta migliore per dimostrare l’estraneità del nostro assistito – hanno replicato i difensori, gli avvocati Pasquale Loiacono e Francesco Albanese – Lo dice l’indagine stessa che Versace non era a Pesaro il giorno del delitto, ma a Rizziconi". Ma a seguire le prime schermaglie, c’era anche Girolamo Bruzzese. Anche lui collegato da remoto, ma da un luogo segreto. Ha ascoltato le eccezioni sollevate dai legali, questioni procedurali molto tecniche, che la Corte (presieduta da Lorena Mussoni, a latere Andrea Piersantelli) ha respinto. Tra queste, i difensori avevano eccepito anche l’irregolarità della costituzione di alcune parti civili, ma i giudici le hanno ammesse tutte. Nove quindi i parenti della vittima che hanno chiesto all’imputato un risarcimento danni di un milione di euro: il fratello Girolamo, le tre sorelle, la madre, la moglie e i tre figli della vittima. "Sappiamo già che sarà difficile ottenere quel risarcimento – ha spiegato poco prima dell’inizio dell’udienza il legale della famiglia di Bruzzese, l’avvocato Grazia Iannarelli del foro di Roma – Quello di Marcello è un omicidio che poteva essere evitato. Certo, col senno di poi, è più facile ragionare. Ma c’è stata una falla nel sistema locale di protezione del Nop".

Bruzzese però aveva messo il cognome sulla cassetta delle lettere: "Ma era stato autorizzato a farlo – replica il legale – lui lo aveva chiesto perché non riceveva la posta e le altre comunicazioni che riguardavano anche i figli, non gli arrivavano le cartelle esattoriali. E gli è stato detto che poteva farlo. Ora, mi preme sottolineare, il servizio centrale di protezione non è più quello dell’epoca e sta dando tutta l’assistenza possibile e doverosa alla famiglia". "Marcello poi – continua – è stato la terza scelta. La ‘ndrangheta ha provato prima con altre due sorelle di Girolamo. Alla fine la scelta è caduta su Marcello perché era quello più vicino a Girolamo, stavano nella stessa città Uccidere Marcello per provocare più dolore a Girolamo e fargli arrivare il messaggio: "siamo a un passo da te, ti stiamo col fiato sul collo". Vendetta compiuta quindi? "Temo di no – rivela l’avvocato – viste le dichiarazioni che ha fatto Girolamo proprio l’altro ieri al processo ‘Ndrangheta stragista"". Prossima udienza, 11 gennaio 2023, con i testi dell’accusa sostenuta dal procuratore capo di Ancona Monica Garulli e dai sostituti Daniele Paci e Paolo Gubinelli.