L’orrore della guerra S. Angelo devastato: dai tedeschi e dagli alleati

Alla luce della vicenda dell’eroe sconosciuto pubblicata dal "Carlino", la storica Mindoli ricostruisce il destino crudele cui fu sottoposto il borgo.

L’orrore della guerra  S. Angelo devastato:  dai tedeschi e dagli alleati

L’orrore della guerra S. Angelo devastato: dai tedeschi e dagli alleati

La storica dell’arte Alessandra Mindoli, che per professione ha studiato la storia di Sant’Angelo in Lizzola, intende trovare nuovi fonti e testimonianze sull’eroe sconosciuto Benvenuto ’Aldo’ Temporin per riconoscere il suo gesto di assoluto coraggio.

E’ l’uomo che in base ad una lettera scritta da Maria Luisa Fornaci e ritrovata dal fratello Cesare, 12 anni dopo la morte della donna, ha o avrebbe salvato nell’agosto del 1944 decine di abitanti di Sant’Angelo in Lizzola circondati dalle truppe naziste in ritirata. L’intero castello era stato minato e Temporin, sfollato con la sua famiglia a Sant’Angelo in Lizzola, ha avuto il coraggio di rompere l’assedio uscendo dal castello per tagliare una miccia che avrebbe fatto esplodere buona parte delle abitazioni. La ricompensa per lui fu un sacchetto di farina, che era preziosa in quei momenti ma certo inadeguato per quello che aveva fatto. Maria Luisa Fornaci al tempo aveva 21 anni ed era ugualmente sfollata nei dintorni di Monteciccardo, vicinissima a Sant’Angelo. L’aveva sentito lei stessa il racconto dell’uomo senza nome che aveva tagliato la miccia salvando tutti. Dopo 60 anni, incontrando per strada a Pesaro una donna di 88 anni, a lei sconosciuta fino a quel momento, emerse la vicenda dell’assedio del ’44 e il nome dell’eroe sconosciuto: quella nonnina era la vedova di Benvenuto Temporin, e sapeva bene quello che era riuscito a fare il marito, classe 1915, deceduto nel 1980. E Maria Luisa lo ha scritto in quella lettera ritrovata dal fratello Cesare nel 2023 e consegnata al ’Carlino’ perché fosse pubblicata.

Ci scrive la storica Alessandra Mindoli rifacendosi a testimonianze di allora, in particolare ad un’epistola di Giovanni Gabucci a Maria Elena Torricelli a Roma (testo tratto da “Sant’Angelo in Lizzola, danni di guerra” di Giovanni Gabucci, parroco di Sant’Angelo, alla Soprintendenza alle Belle Arti di Urbino, in risposta alla richiesta del 4 gennaio 1946): "Tra il 26 e il 29 agosto del 1944, i tedeschi minarono la parte centrale di “via del borgo” (oggi via Roma). Il teatro Perticari (che era costituito da 3 piani e 11 vani) venne raso al suolo la notte del 26 agosto, per lo scoppio di mine e di esplosivi e di una bomba a orologeria dentro al teatro. La chiesa della Scuola fu distrutta dai bombardamenti alleati del 27-28-29 agosto e anche la collegiata di San Michele Arcangelo subì il crollo del tetto e del soffitto, arrecando ingenti

danni all’elegante coro in noce (della prima metà del 1700). La chiesa abbaziale di Sant’Egidio fu gravemente lesionata, rovinando gran parte del tetto. I bombardamenti a colpi di cannone, effettuati il 26, 27 e 28 agosto, distrussero l’ultimo piano di palazzo Mamiani (risalente al XVI sec.) e la sommità della torre dei Lizzola (XII sec.). Del nostro povero paese poco è rimasto, perché la via del Borgo è saltata in aria con le mine tedesche, il resto è stato crivellato e semi-distrutto dai bombardamenti degli alleati".

"Anzi, questi ultimi hanno creduto di coronare la loro opera di liberazione, ordinando ai pochi rimasti di sgombrare il paese entro un’ora. A quest’ordine seguì l’orgia del saccheggio, operato dai canadesi, durato un paio di giorni e proseguito poi da sciacalli italiani, anche quando, dopo il ritorno, si tentava il recupero delle cose nostre fra le macerie delle case, più o meno diroccate".

ro.da.