Una donna residente ad Arezzo era accusata dal suo conoscente, residente a Pesaro, di perseguitarlo. Gli avrebbe inviato dal 2017 al 2021, montagne di messaggini, mail e contatti social di natura sentimentale, cambiando anche account, tutti gesti considerati molesti. Per questo, l’uomo aveva denunciato la donna ai carabinieri di Arezzo, zona di residenza di lei, per poi far arrivare la questione sul tavolo del questore di Pesaro. Che di lì a poco, il 25 maggio 2021, ha emesso un ammonimento nei confronti della donna ricordandole di non cercare più l’uomo altrimenti sarebbero stati guai seri per lei. Ma la signora aretina non si è arresa, convinta di esser lei la vera vittima di un’ingiustizia. Così ha fatto ricorso al Tar delle Marche chiedendo l’annullamento dell’ammonimento del questore. E il Tar le ha dato ragione, cancellando quell’imposizione. Scrivono i giudici: "Poiché si attesta che i comportamenti censurabili della donna decorrerebbero dal 2017, non si comprende come dopo tre o quattro anni, il richiedente l’ammonimento (cioè l’uomo), in asserito stato di ansia ed esasperazione tali da modificare le proprie abitudini di vita, abbia permesso per ben sei mesi, senza effettuare alcun blocco di account, l’invio e la ricezione dei messaggi intimidatori riportati. Va, anche, considerato che non si spiega perché l’uomo abbia atteso il considerevole periodo di tempo di circa tre anni dall’asserito avvio delle condotte, per chiedere l’ammonimento. La motivazione deve essere stringente e puntuale, vieppiù laddove il rapporto tra denunciato e denunciante oscilla tra fasi di allontanamento e fasi di riavvicinamento. Pertanto il ricorso va accolto".
CronacaLui l’accusa di essere una stalker. Lei ricorre al Tar che le dà ragione