Lunedì un consiglio comunale allargato per chiedere al pontefice di ripensarci

Quello che molti temevano è diventato purtroppo realtà. L’Arcidiocesi di Urbino Urbania Sant’Angelo in Vado perderà la sua autonomia, non avrà più un proprio Pastore. La notizia non ha colto tutti di sorpresa in quanto da tempo circolavano voci in proposito ma ciò nonostante non sono mancate reazioni negative neppure tra i sacerdoti diversi dei quali hanno accolto la decisione con forte disappunto. Muore, infatti, una diocesi che risale ai primi secoli del Cristianesimo ed ha avuto una storia gloriosa. Per ovvi motivi economici ed organizzativi all’inizio le due diocesi resteranno distinte e avranno amministrazioni autonome, ma poi salvo imprevisti l’arcidiocesi di Urbino verrà accorpata definitivamente e totalmente a Pesaro. L’area appenninica della Provincia non avrà più una sua Diocesi mentre sulla costa ce ne saranno due a dieci chilometri di distanza l’una dall’altra. La storia e la geografia evidentemente non sono più materie di studio.

La comunicazione della soppressione si è diffusa immediatamente in città e in tutta l’arcidiocesi ed ha colto di sorpresa anche il Comitato costituito per affrontare la situazione e sollecitare la nomina di un nuovo arcivescovo. Il futuro dell’Arcidiocesi sarà al centro del prossimo Consiglio comunale di Urbino, convocato per lunedì 20 alle 20.30, in maniera allargata: all’assemblea sono stati invitati anche i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali di Urbania e Sant’Angelo in Vado, oltre ai sindaci di tutti Comuni che essa comprende. "Abbiamo voluto convocare questo Consiglio ed estendere l’invito a partecipare anche agli amministratori coinvolti perché intendiamo mandare un messaggio chiaro – spiegano il sindaco, Maurizio Gambini, e il presidente del Consiglio comunale, Massimiliano Sirotti –. Chiediamo che la nostra Arcidiocesi venga mantenuta e che mantenga il proprio arcivescovo e che venga nominato un successore a Tani". Giuseppe Magnanelli del Comitato per la diocesi ha indetto una assemblea pubblica al Collegio Raffaello per dare eco alle rimostranze.

Giancarlo Di Ludovico