L’università brevetta il mattone del futuro

Ingredienti: scarti del legno e alcuni batteri. Risultato? Un materiale innovativo, economico e che può assumere qualunque forma

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Un materiale da costruzione economico, a emissioni zero, composto da elementi reperibili nel territorio, dalle ottime qualità fisiche, termiche e acustiche, versatile e che può essere smaltito nell’ambiente senza danno: un’utopia? Forse no. Tutte queste caratteristiche le ha un composto che è in fase di studio da parte dell’ateneo urbinate e che presto verrà brevettato: un “mattone di legno“. "A dispetto del nome – spiega il geologo e docente della Carlo Bo, Simone Galeotti – non si tratta di un blocco di legno sagomato, ma di un materiale “liquido“ che può assumere qualsiasi forma, dal mattone al pannello, da un new jersey stradale ad un tombino. Sarà molto versatile e potremo farci di tutto".

Il progetto è partito ormai un anno fa da un’idea di Galeotti assieme a Samuele Ioni e Osvaldo Lucciarini, che nel frattempo hanno realizzato alcuni prototipi ma che si apprestano solo ora alla fase dei test più importanti. "L’idea è nata – continua il ricercatore – osservando la natura: la microbiocalcificazione è un processo antichissimo, esistente in natura ad esempio nei coralli, nei foraminiferi, persino nelle vongole. Alcuni organismi in sostanza sono in grado di produrre un cemento fatto di carbonato di calcio: nei coralli diventa il prezioso rametto che tutti conosciamo, ma esistono dei batteri che lo producono in quantità semplicemente se si trovano in un ambiente favorevole. Anche la scienza usa la microbiocalcificazione, ad esempio nel campo del restauro scultoreo. La nostra idea consiste nel far avvenire questo processo in un recipiente della forma desiderata riempita di segatura, quindi di unirlo al legno e alle sue caratteristiche". Scarti della lavorazione del legno, presenti nel nostro territorio in abbondanza grazie alle industrie che lo lavorano e alle aziende che fanno silvicoltura, sarebbero non solo facilmente reperibili a kilometro zero, ma anche quasi “gratis“ se consideriamo che le ditte devono smaltirli. La produzione del “mattone“ avviene così: in una cassaforma si pone la segatura, tanti batteri (delle specie che producono carbonato di calcio, come la Sporosarcina Pasteurii) e i nutrienti utili alla loro vita, oltre a urea e ione calcio. Gradualmente, i batteri calcificano il legno e, finiti i nutrienti, muoiono lasciando il nostro “mattone“, che viene opportunamente essiccato, e non cotto a differenza del laterizio. Prosegue Galeotti: "Il brevetto, sviluppato con la collaborazione dell’Institute for Climate Change Solutions, ha già avuto un parere positivo dal Ministero dello sviluppo economico, ora attendiamo un finanziamento europeo tramite la Regione di circa 160mila euro, che ci consentirà di completare gli studi sul materiale e dare avvio alla parte imprenditoriale del progetto, ovvero la sua produzione e commercializzazione. Le prove effettuate finora hanno evidenziato ottime caratteristiche meccaniche. Adesso, nei laboratori dell’Università di Urbino, proseguiremo con la preparazione di campioni per le prove acustiche, termiche e di resistenza anche variando la percentuale di legno presente all’interno e provando ad aggiungere bolle d’aria, una modifica che potrebbe farlo utilizzare come materiale isolante. Siamo orgogliosi soprattutto del fatto che sarà un materiale a emissioni zero: per produrlo si usano scarti, non è necessaria una grande fabbrica, e i batteri assorbono addirittura CO2".

E quando dovrà essere smaltito? "Una volta triturato, torna legno e calcio. Più naturale di così!" Un materiale del domani che è davvero dietro l’angolo.

Giovanni Volponi