"Ma io così rischio mezzo milione di euro"

Vincenzo Danisi, 60 anni, titolare dello storico Miù discodinner: "Ho rinnovato, sono i risparmi di una vita".

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"Chiusura assurda e inaccettabile, quando in spiaggia e in viale Trieste gli assembramenti sono ben più pericolosi e diffusi". Lo dice Massimo Gabellini, 40 anni, titolare di Villa Poderosa, commentando lo stop imposto dal governo alle discoteche. Dello stesso tenore sono le considerazioni dei titolari di altri noti locali, dalla zona di Pesaro a quella di Marotta, i quali raccontano anche situazioni drammatiche. "Sarò costretto a cambiare l’identità del locale – spiega Gabellini -, eliminando la discoteca e concentrandomi solo sulla ristorazione, perché così non si può andare avanti. Le politiche sono sbagliate: si dovrebbero sanzionare quelli che non svolgono bene il proprio lavoro, ignorando le norme anti contagio, invece di colpire nel mucchio. Così si mortifica chi ha voglia di lavorare".

Vincenzo Danisi, 60 anni, proprietario del Miù discodinner di Marotta, è su tutte le furie: "Rischio di gettare al vento i risparmi di una vita, se il Governo non mi aiuterà concretamente". L’imprenditore ha investito di recente nel locale, assecondando la passione del figlio, ma ora è in serie difficoltà e rischia di perdere tutto: "Se non salderò entro dicembre il dovuto al proprietario, perderò ciò che ho già sborsato, ovvero una somma che sfiora il mezzo milione di euro. Dopo la strage di Corinaldo, abbiamo chiuso per sette mesi, per effettuare i lavori per la messa in sicurezza, ma poi il lockdown ci ha dato il colpo di grazia. I nostri sono numeri importanti: dobbiamo pagare 8mila euro di corrente elettrica, 4mila di acqua, 3mila di gas metano, senza contare le altre spese contributive. Abbiamo lasciato a casa 40 dipendenti e facciamo fatica ad affrontare le spese per il sostentamento familiare. Abbiamo ricevuto 5mila euro dalla Regione e 1500 dallo Stato, ma sono una goccia nel mare rispetto alle perdite che finora abbiamo accumulato". L’imprenditore si dice deluso dai provvedimenti di aiuto governativi, sollecitando una maggiore attenzione per il settore dell’intrattenimento: "L’ultima beffa – aggiunge – è che qualche giorno fa avevamo speso 8mila euro, tra bevande e prodotti per la sanificazione degli ambienti, e adesso è arrivata questa ‘mazzata’ che ci ha gettati nello sconforto". L’incertezza per il futuro è il sentimento che domina tra gli imprenditori del settore.

Diego Mosciatti, 43 anni, gestore de Il Colosseo di Montecchio, che conta circa 35 dipendenti part time, teme di non riuscire a riaprire il suo locale, che lavora in prevalenza durante l’inverno, malgrado le ingenti somme investite per la sicurezza: "I contributi ricevuti sono insufficienti, soprattutto per pagare oltre 20mila euro di affitto all’anno. Per fortuna, i proprietari si sono finora mostrati comprensivi, ma non possiamo vivere nel dubbio di non farcela a sostenere le spese". La situazione non è molto diversa al Modà music dinner club di Gradara, ex Hostaria del castello. Il titolare, Tommaso Messinese, 60 anni, vuole ripensare l’organizzazione del locale: "Ci hanno spezzato le gambe, qui veniva gente che amava ballare dopo la cena al ristorante. Ora stiamo studiando nuove forme di intrattenimento, sperando che i nostri clienti non ci abbandoneranno".

Marco D’Errico