"Mandami quei video hot, se no giro questi alle tue amiche"

Per dimostrare che faceva sul serio, aveva inviato un loro video pornografico alla figlia di lei. Ma minacciava di spedire quei filmini hot anche a tutte le sue amiche, se non gli avesse mandato altri video a sfondo sessuale con lei protagonista. La vittima del ricatto, andato avanti per mesi, è una 70enne pesarese. E ieri è stato rinviato a giudizio per stalking, un 58enne originario del nord Italia.

La donna si è costituita parte civile con l’avvocato Cristiana Cicerchia e ha chiesto 50mila euro di risarcimento danni.

Tutto comincia nel 2015, quando i due si conoscono su Facebook. L’amicizia virtuale si fa sempre più reale e soprattutto intima. Nasce una relazione sentimentale. E ogni tanto la pesarese, a partire da marzo 2018, va a passare qualche giorno a casa del compagno al nord. La loro complicità si spinge fino a girare video di loro due a letto. In altri c’è solo lei come unica attrice. La storia prosegue fino a ottobre 2019, quando lei decide di mettere un punto.

Ed è da quel momento che sarebbero cominciate le persecuzioni a sfondo sessuale del 58enne. E le minacce, via sms, di inviare i loro filmati espliciti alle sue amiche se lei non gli avesse inviato suoi video pornografici. "Visto che vivi solo per te stessa, ora fai felice me: voglio un video da te..che ti togli le mutande…che si veda bene", le scrive in uno dei messaggi pretendendo anche di ordinarle il contenuto della scena come fosse un regista dell’hard. Ma non solo.

Per provarle che stava facendo sul serio, invia quel materiale alla figlia della ex. "Bastarda tu con me, bastardo io con tua figlia – il tenore di un altro sms - vuoi vedere che ti combino con le amichette? Per ogni sgarro paghi tu, ogni menzogna paga tua figlia sarò il tuo fiato sul collo, avrai l’alito dell’inferno nelle tue orecchie".

Minacce pesanti, a cui aggiungeva offese anche sul modo di vestirsi: "Niente tute da vecchia m...", fino a incolparla di non avere più un soldo per colpa di lei.

Tra l’altro l’aveva anche costretta a comprare numerosi cellulari e sim che poi lui si era fatto consegnare e che usava per contattare anche altre donne. Mesi di quelle persecuzioni, avevano gettato la pesarese in uno stato di paura per se e la figlia. Fino alla denuncia che ha portato il 58enne a processo.