Marche, boom di no vax. Acquaroli: "Colpa delle imposizioni"

La regione è tra quelle con la percentuale più alta: il 20,4% della popolazione Il governatore: "Il clima di scontro non ci aiuta, Green pass sbagliato"

Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche

Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche

Ancona, 17 ottobre 2021 - Quasi l’80% i vaccinati, qualcosa come oltre un milione di cittadini dai 12 anni in su che hanno deciso di immunizzarsi contro il Covid, ma questi numeri non bastano. Tanto che le Marche risultano tra le regioni con la più alta percentuale di no vax, intesi come persone che ancora devono sottoporsi almeno alla prima dose: sono oltre 156mila con una percentuale sul complessivo della platea del 20,4%. E’ il dato fornito da un report della Cgia di Mestre che pone le Marche al quinto posto in Italia in questa classifica che vede al primo posto, ovvero con il minor numero di vaccinati, la Sicilia seguita da Calabria, Provincia autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta. All’ultimo posto, ovvero quelle con il maggior numero di vaccinati c’è la Lombardia.

Dati che non spaventano il governatore delle Marche Francesco Acquaroli: "In realtà siamo in linea con la media nazionale. Non possiamo dire che le Marche siano no vax. L’84% dei cittadini che ha inoculato la prima dose è un numero importante, se pensiamo che all’inizio i medici sostenevano che la cosiddetta ‘immunità di gregge’ si sarebbe raggiunta con molto meno e che tuttora c’è una grande incertezza in merito". Acquaroli mette comunque sul piatto quello che a suo parere è il problema principale: "La mancata chiarezza fa il paio con lo scontro che sta emergendo in questa fase e che non è di aiuto, non accompagna i cittadini nella scelta consapevole di vaccinarsi e non favorisce un clima unitario che presuppone invece un atteggiamento dialogante e collaborativo. In questi giorni ho parlato con tante persone che non si sentono comprese dalle istituzioni. Un imprenditore proprio oggi (ieri, ndr), mi ha confidato di essere sul punto di procedere con la prima dose, ma alla luce di quello che sta accadendo si è fermato. Non è l’unico. Lo stesso mi ha riferito un amico, lontano dalla mia parte politica, ma che ha evidenziato la sofferenza che gli sta creando questa situazione. Insomma tutto questo per ribadire come ora sia importante restare uniti e dialogare con chi ha paura o semplicemente non è convinto, spiegargli perché è importante vaccinarsi. La strada dell’imposizione non è quella giusta, ma quella della chiarezza. E questo – sottolinea Acquaroli – lo si ottiene senza imposizioni, senza innescare uno scontro sociale, se si pensa che l’Italia è l’unico paese che ha imposto il Green pass obbligatorio per lavorare. I dati ci dicono che la situazione è sotto controllo, nelle Marche oggi (ieri, ndr) abbiamo 13 persone in terapia intensiva e 41 ricoverati negli altri reparti e si tratta nella stragrande maggioranza di persone non vaccinate. Per fortuna, quindi, e grazie alle azioni messe in atto fino abbiamo una situazione sotto controllo. E questo ulteriore irrigidimento se da un lato può favorire in minima parte le vaccinazioni, dall’altra acuisce lo scontro con il rischio che molte persone, se non ascoltate e comprese, rinuncino a farlo. Non dobbiamo dimenticare che la vaccinazione in Italia è libera e volontaria. Credo sia giunto il momento di parlare anche di altro, di ripresa, sostegno alle imprese, lavoro sempre mantenendo alta l’attenzione e non dimenticando che la pandemia non è scomparsa, sarebbe un errore pensarlo. Vedremo tra qualche mese poi come procede e se sarà il caso di stringere le maglie".

Ma il problema è anche un altro: "Sul Green pass non sappiamo se riusciremo a reggere l’impatto con le migliaia di richieste che ogni giorno arrivano per effettuare i tamponi. Rischiamo che alcuni lavoratori saranno costretti a rimanere a casa non riuscendo a ottenere la ‘carta verde’ di 48 ore utile per andare a lavoro".