Marco Bani: "Vi racconto il Nerone segreto"

Il pioniere della valorizzazione di questa montagna alla scoperta di nuove meraviglie sotterranee, potenziale ricchezza di questi luoghi

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di Amedeo Pisciolini

Un’aula didattica a cielo aperto. Una palestra di escursionismo naturalistico e sportivo. Un universo ipogeo di eccellenza. Questo è quanto offre Monte Nerone, divenuto negli ultimi tempi sempre più attrattivo per le sue ricchezze naturalistiche e opportunità sportive. Escursionismo, arrampicata, torrentismo, speleologia e sci nella stagione invernale sono attività in netta crescita. Tutto questo lo sa bene il dottor Marco Bani che è stato un pioniere della valorizzazione di questa montagna con studi, scoperte, libri e cartografie. Dottor Bani sappiamo che prosegue le tue attività speleologiche sul Nerone.

Come vanno le cose?

"Le ricerche continuano, ma prima di parlare di questo lasciatemi esprimere la soddisfazione nel vedere finalmente molto interesse, anche dai locali, verso questa meravigliosa montagna. L’escursionismo naturalistico è in grande crescita e l’arrampicata sportiva attira tanti appassionati. Gianluca Dormicchi e Miro Rossi ne sono rispettivamente i più importanti interpreti. Paolo Faraoni valorizza il patrimonio paleontologico. Massimiliano Martinelli si distingue nella foto naturalistica. La Grotta delle Tassare, tuttora la più profonda delle Marche, attira tanti speleologi e la Grotta dei Cinque Laghi è forse la più frequentata del centro Italia. Anche il torrentismo offre opportunità nelle forre del Nerone. E per quanto non attenga alle mie sensibilità, sono contento della crescente frequentazione di tipo per lo più turistico, sia in estate che in inverno, agevolata dal rinnovato Rifugio Corsini. Conoscenza, salvaguardia e ritorno economico costituiscono fini da perseguire, senza contrapposizioni".

E come vanno le ricerche speleologiche?

"Le ricerche vanno alla grande, soprattutto perché mi muovo assieme a un gruppo di giovani che, con autoironia, si son voluti chiamare "Banda del Buco". Fabio Perfetti, un altro "neroniano", ne è un elemento trainante. In effetti di buchi ne abbiamo trovati molti. Una ventina di nuove grotte, oltre a quella delle Forbici, interessantissima sia dal punto di vista naturalistico che riguardo alla storia locale. Ma di questo hai già scritto e quindi vado oltre. Queste grotte si aggiungono alle 132 già descritte nel mio libro "Monte Nerone segreto". La mia soddisfazione massima è rappresentata dal fatto che la "Banda" è costituita da elementi dei paesi circum-neroniani. Dopo aver fatto tanto col gruppo di Città di Castello, trovare oggi sensibilità anche nei giovani locali per me è motivo di orgoglio. E per la speleologia mi fa piacere citare Rachele Fraternali, appassionata ragazza piobbichese che garantisce continuità alle conoscenze acquisite negli oltre quarant’anni della mia attività speleologica nel Nerone. E su un piano ideale, metafisico, siamo tutti protetti dalle "Draquile", opere d’arte di Francesco Aluigi".

Diverse volte e pubblicamente ha detto che insegue la ‘grande grotta’ nascosta all’interno del Nerone. Da quando ha iniziato a cercarla?

"Ho approcciato la speleologia 42 anni fa e per temperamento ho subito iniziato a pensare in grande. Appagati iniziali momenti ludici, tecnici, atletici e di amore per l’avventura. E dopo aver disceso le principali grotte italiane, ho privilegiatole esplorazioni nella nostra montagna. Fondamentale l’imprinting dell’aver scoperto nel 1982 la Grotta dei 5 Laghi e averne fatta oggetto dei miei studi. Già da allora ho cominciato a teorizzare l’esistenza di una grotta immensa nelle viscere del Nerone. Il segnale più evidente è rappresentato dalla copiosa sorgente del Giordano evocante un grande fiume sotterraneo. Parlano di immensi vuoti interni alcuni impenetrabili pertugi ventosi. Anche l’asimmetria nei reperti estratti dalla Grotta degli Orsi fa pensare che questi sono stati fluitati e selezionati nel trasporto, mentre la grande grotta degli Orsi delle Caverne è ancora dentro il Nerone. Una conferma è venuta anche da un tracciamento idrico eseguito da colleghi di Urbino che hanno verificato l’attraversamento delle acque dal fondo della Grotta delle Tassare alla lontana sorgente del Giordano". La sua assidua presenza è quindi mirata a trovare l’accesso a questa favoleggiata grande grotta?

"Quello è l’obiettivo, ma intanto le nuove scoperte integreranno le cavità già note in una aggiornata pubblicazione. Potrà avvenire che in futuro da una di queste grotte, spostando magari l’ultima pietra ostruente, verrà aperto l’accesso a chilometri di meraviglie sotterranee. Chissa? Intanto in un convegno che si terrà a Palazzo Brancaleoni di Piobbico il 3 settembre faremo il punto su quanto accennato in questa intervista".

Se non entra in questa grotta favolosa sarà una grossa delusione per lei?

"Non quanto puoi pensare. Il viaggio a volte è più importante della meta. Questa montagna mi ha fatto conoscere flora e fauna e i relativi equilibri ecologici. Mi ha fatto toccare con mano le trasformazioni del paesaggio guidate dalle vicende geologiche e dalla recente azione umana. Coi suoi fossili mi ha parlato di evoluzione. Tra le 37 specie cavernicole che ho descritto una era sconosciuta e l’insetto porta oggi il mio nome. La Deuteraphorura banii mi sopravviverà. Ho fondato ai piedi del Nerone il primo Centro di Educazione Ambientale dell’Italia peninsulare. Ho pubblicato il libro "Monte Nerone" premiato a livello nazionale. Ho elaborato la prima carta dei sentieri di questa parte di Appennino e oggi vedo tanta gente percorrerli. Col libro "Monte Nerone segreto" ho reso note grotte, forre e tante spettacolari peculiarità naturalistiche neroniane, come in altri libri e in articoli pubblicati su varie riviste. È stato, ed è, un gran bel viaggio".