
Si svolge l’udienza preliminare nei confronti dell’operaio cinquantenne accusato dell’omicidio aggravato commesso all’inizio dell’estate scorsa.
Era finito in una spirale di bugie e vergogna dalla quale non è saputo uscire e aveva ammazzato i suoi anziani genitori. Non avrebbe trovato il coraggio di ammettere che il denaro per farli restare nella loro casa venduta all’asta non c’era come invece aveva raccontato per rassicurarli. Questa mattina in tribunale a Pesaro si svolgerà l’udienza preliminare nei confronti di Luca Ricci, operaio fanese di 50 anni, accusato dell’omicidio aggravato commesso all’inizio dell’estate scorsa e che è costato la vita al 75enne Giuseppe Ricci, ammazzato con 11 martellate al capo e Luisa Marconi, 70 anni, strangolata con il cavo di ricarica del cellulare. All’incirca un mese fa sono state chiuse le indagini preliminari coordinate dal pm Maria Letizia Fucci e condotte dalla squadra mobile di Pesaro. L’appartamento di Luca Ricci in via Fanella è stato dissequestrato circa un mese fa mentre sono ancora presenti i sigilli all’abitazione dei genitori che si trova al piano terra della stessa palazzina.
Questa mattina sarà presente anche Luca Ricci, ora in carcere a Villa Fastiggi. Era la mattina del 24 giugno scorso. Alle 9,30 Ricci aveva appuntamento da un avvocato per firmare un contratto d’affitto di 4 anni più 4, previo pagamento anticipato di due anni di canoni di locazione, in tutto 12mila euro. Quei soldi, però, Luca Ricci non li aveva né era riuscito a trovarli. Il pagamento di quella somma avrebbe consentito all’anziana coppia di continuare ad abitare nella propria casa che, già gravata da ipoteca, nemmeno due mesi prima era stata aggiudicata all’asta al nuovo proprietario. Quest’ultimo aveva preso accordi con Ricci affinché i genitori potessero continuare ad abitarvi ma di tutto questo le vittime erano completamente all’oscuro.
Fino a quattro giorni prima, secondo la ricostruzione dell’accusa, Luca Ricci avrebbe più volte rinviato l’appuntamento dall’avvocato inventandosi scuse per non presentarsi nel suo studio. L’ultima bugia l’avrebbe raccontata il 20 giugno, in lacrime, dicendo di non potersi presentare all’appuntamento con il legale perché la sorella era ricoverata in fin di vita in terapia intensiva. Secondo quanto emerso dalle indagini e ipotizzato dalla procura, il figlio avrebbe tenuto nascosto ai genitori di non poter mantenere l’impegno preso e avrebbe programmato l’omicidio compiuto la notte del 24 giugno. Avrebbe aperto furtivamente la porta d’ingresso dell’abitazione dei genitori sorprendendo, per prima, la madre alle spalle. L’avrebbe colta di sorpresa strangolandola con il filo del caricabatterie del cellulare, poi trovato nella scena del delitto. In un secondo momento, in camera da letto, si sarebbe avventato sul padre colpendolo con 11 martellate alla testa. Il martello fu ritrovato nascosto all’interno del pozzetto nel cortile dell’abitazione.