Matteo Sanchioni funerale, chiesa gremita. I compagni di squadra: "Ciao capitano"

Rabbia e lacrime a Montelabbate per l'addio al 17enne morto giovedì per aneurisma cerebrale

I funerali di Matteo Sanchioni (Fotoprint)

I funerali di Matteo Sanchioni (Fotoprint)

Montelabbate (Pesaro Urbino),  2 settembre 2019 - Tanti palloncini bianchi sono stati fatti volare in cielo, oggi pomeriggio, nella chiesa di Montelabbate, per dare l'ultimo saluto a Matteo Sanchioni, il giovane 17enne morto giovedì scorso per un aneurisma cerebrale. Una chiesa gremita, che non è riuscita a contenere tutti. In tanti, infatti, sono rimasti fuori sotto la pioggia.

“Amore mio, io e tuo padre ti abbiamo immensamente amato - le parole di mamma Daniela dall'altare -. Mi sono svegliata, l’altro giorno, ed ho sentito che respiravi a fatica; così ti ho sollevato la testa ed ho visto la vita dissolversi. Ho subito capito che eri morto e un dolore atroce mi ha trafitto il cuore, gelandomi. Ora mi piace pensare che il tuo cuore sia ripartito, per dare la possibilità, a chi ti ama, di abbracciarti e baciarti. Un pensiero mi perseguiterà sempre: potevo prevenire questa tragedia? Tutti i medici consultati dicono di no, ma questo tarlo non mi abbandonerà mai. Ti amo tanto, la tua mamma". Una morte, quella del giovane Matteo, 'Sanchio' per gli amici, calciatore dell'Azzurra, che ha scosso tutta la comunità di Montelabbate e non solo. Nelle prime file, il papà Francesco, la mamma Daniela, il fratello Tommaso e la sorella Beatrice, insieme con tutti gli altri famigliari, gli amici di squadra, i compagni di classe e le insegnanti. E sulla bara, la maglietta dell'Azzurra. 

Matteo Sanchioni aveva 17 anni

 “So bene che nel cuore tutti abbiamo una sola domanda: perché? - ha esordito Don Giuseppe Fabbrini, il parroco di Loreto che ha celebrato la messa - . Non riusciamo a trovare una risposta di fronte ad una morte così brutale, che ha stravolto la natura dei genitori. Matteo significa ‘dono di Dio’: la sua vita è stata un buon pane per tutti coloro che l’hanno conosciuto. Ai giovani vorrei dire: imparate da lui, a vivere la vita come un dono, a non essere malati di protagonismo; siate piuttosto protagonisti della vostra vita. Oggi è la Pasqua personale di Matteo e noi faremo festa, perché la sua vita  continua in cielo”.

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E i compagni dell’Azzurra, tutti stretti l’uno intorno all’altro: “Su la testa, quante volte ce lo hai ripetuto? Tu capitano avevi sempre qualcosa da insegnarci, anche fuori dal campo. Da ora, ogni cena sarà nel tuo nome”. Anche le insegnanti hanno voluto ricordarlo con un’ode: “Matteo, amato alunno, eri riferimento sicuro per i tuoi compagni, ma anche per noi insegnanti. Un cuore grande dentro il tuo petto, avevi una risposta per ogni domanda. Un capitano buono, che sapeva sempre aiutare il prossimo”. "Ciao Matteo, sei nella luce vero? Così giovane e così illuminato - le parole della zia - , so che ci puoi vedere. Tu sei venuto in mezzo a noi per donarti, sei un angelo apparso come un fulmine a ciel sereno. Grazie di cuore, per tutto, amore della zia".