ELISABETTA FERRI
Cronaca

Matteo Tambone tratta il ritorno a Pesaro: un colpo per la Vuelle

L'ex capitano della Vuelle, Matteo Tambone, potrebbe tornare a Pesaro per motivi personali, rafforzando la squadra.

Matteo Tambone ha giocato quattro stagioni con la Vuelle

Matteo Tambone ha giocato quattro stagioni con la Vuelle

La notizia rimbalza in un sonnacchioso pomeriggio, dal clima finalmente balneare, facendo sobbalzare i tifosi: Matteo Tambone starebbe trattando un clamoroso ritorno a Pesaro. L’ex capitano, che aveva firmato un contratto triennale con Sassari, vorrebbe tornare nelle Marche per motivi personali: sua moglie Margherita è originaria di Ancona e lo scorso gennaio i due sono diventati genitori di due gemelli, Meline e Pietro. Al fattore familiare magari si abbina pure la consapevolezza che non sempre giocare al piano di sopra regala le soddisfazioni attese, perché la presenza di cinque – o in alcuni casi di sei – stranieri, limita spazi e responsabilità per gli italiani, che invece in serie A2 si sentono protagonisti a tutti gli effetti e in qualche caso hanno in mano le chiavi della squadra.

Se l’affare andasse in porto, per la Vuelle sarebbe un colpo notevole: ‘Tambo’ è del ‘94, nella piena maturità tecnica, può giocare in tutte le posizioni del pacchetto esterni, è un giocatore dalla grande dedizione difensiva, ha fisicità, e soprattutto conosce bene l’ambiente e sa quanto vale vestire la maglia biancorossa, che ha indossato con grande serietà per quattro stagioni. La società non conferma ma nemmeno smentisce, e questo tiene accese le speranze che la trattativa possa arrivare a una positiva conclusione, fermo restando che ci dev’essere il benestare della Dinamo che aveva stipulato un pluriennale con l’ex biancorosso. Si metterebbe così in moto una sorta di ‘domino’ che potrebbe spingere fuori dai giochi un altro Matteo, Imbrò, reduce da un’annata fallimentare per quelle che erano le attese, anche in relazione al costo del suo biennale.

Con pazienza, senza forzare le situazioni, il club di via Bertozzini deve poter muovere qualche pedina per cambiare il volto di una squadra che è apparsa troppo spesso poco incline alla battaglia che infuria in questa categoria. Non ci sarà l’esplosività degli americani che in serie A possono comporre anche un quintetto, ma di sicuro c’è una fisicità importante e si gioca con tanta aggressività: Leka e il suo staff hanno verificato sul campo che a un certo punto della stagione, quando il girone di ritorno è entrato nel vivo e si andavano delineando le posizioni sulla griglia, la squadra pesarese non aveva più la potenza muscolare per controbattere a certe situazioni. Troppo lenta nell’impostazione dell’attacco, troppo arrendevole in chiave difensiva, troppo morbida a rimbalzo, dove ha sempre concesso agli avversari seconde opportunità che l’hanno condannata in tante serate. E per quanto il tiro da tre punti sia ormai diventato la prima opzione di tutte le squadre, non si può dipendere solo dalle percentuali dall’arco, spesso aleatorie, per vincere le partite.

Elisabetta Ferri