
Pesaro, 11 maggio 2023 – Troppo pochi 8 mesi di reclusione per la morte di Mattia Epifani, il giudice dice no alla richiesta di patteggiamento della ex fidanzata della vittima, Martina P. e, per un difetto di notifica, fissa un’altra udienza per decidere sulla richiesto di rinvio a giudizio per gli altri due imputati, il padre del ragazzo e il pusher. Intanto, ieri mattina, la famiglia del giovane, la mamma e la sorella di 22 anni si sono costituite parte civile e hanno chiesto un maxi risarcimento: 800mila euro la prima e 250mila euro la seconda. Poco prima dell’inizio dell’udienza, altri parenti stretti, hanno srotolato all’ingresso del Tribunale un manifesto con le foto del ragazzo e con su scritto: "Vogliamo giustizia per Mattia". Ma la Digos è arrivata e gliel’ha fatto mettere via sostenendo che non fosse una manifestazione autorizzata, tra il disappunto e l’amarezza della mamma del giovane, Valentina Minnicelli. "Voglio solo giustizia per mio figlio – scoppia in lacrime – vivo solo per questo. Ma di che manifestazione parlano? Siamo solo una famiglia distrutta dal dolore. E comunque in Italia c’è ancora l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione".
Ma veniamo alla vicenda. Mattia Epifani, 18 anni, di Montescudo-Monte Colombo viene trovato morto il 28 agosto 2020 nella casa a Gradara, di Martina, la sua ragazza. Il decesso, come confermato dalla consulenza tecnica del professor Raffaele Giorgetti, sarebbe avvenuto per un arresto cardiorespiratorio come conseguenza dell’assunzione di oppiacei da parte di Mattia. Ci sono però, secondo la mamma di Mattia, circa due ore di buco tra la scoperta del giovane in stato di incoscienza e il momento in cui è stato chiamato il 118, verso le 16.23. Portato in ospedale a Pesaro, poco dopo Mattia muore. Un decesso che per la mamma "si poteva evitare se solo Martina avesse chiamato tempestivamente l’ambulanza. Ma anche se avesse subito detto ai sanitari che cosa aveva assunto mio figlio. Gli avrebbero iniettato il farmaco giusto e lui sarebbe ancora con noi oggi". Omicidio colposo, l’accusa per la ex. Per il pusher (difeso dall’avvocato Alberto Bordoni) che ha venduto ai due ragazzi 5 grammi di oppio il reato è morte come conseguenza di altro delitto, mentre il padre del giovane avrebbe ceduto ai due ragazzi della cannabis "legale".
“Come parte civile – spiega il difensore di Valentina, l’avvocato Antonio Bove – daremo nuovi elementi affinché si riconosca l’aggravante di aver agito, o meglio di non aver agito, nonostante potessero prevedere la morte di Mattia se non avessero chiamato subito i soccorsi". Udienza rinviata al 5 luglio.