Mecozzi colpevole per la morte di Francesco Il tribunale lo condanna a 3 anni di carcere

Il pm ne aveva chiesti 4. Rispondeva di omicidio colposo per aver curato il bambino di 7 anni sofferente di otite con trattamenti omeopatici

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Tre anni di carcere e divieto di svolgere la professione di medico per 5 anni. È la condanna di primo grado decisa ieri dal Tribunale di Ancona per l’omeopata Massimiliano Mecozzi, 60 anni, di Pesaro, ritenuto responsabile di omicidio colposo per la morte del piccolo Francesco Bonifazi, il bimbo di 7 anni di Cagli ucciso da un’otite degenerata in encefalite. Mecozzi l’aveva curato solo con rimedi omeopatici. Alla fine l’infezione aveva preso il sopravvento. Arrivato in gravi condizioni all’ospedale Salesi di Ancona, Francesco era morto dopo tre giorni di agonia. Era il 27 maggio del 2017. A processo per omicidio colposo erano finiti, oltre a Mecozzi, anche i genitori, Maristella Olivieri e Marco Bonifazi. Per loro un ulteriore colpo, dopo la tragedia della perdita del figlio. Hanno scelto il rito abbreviato e a giugno 2019 erano stati condannati a 3 mesi.

L’omeopata ha scelto invece il rito ordinario e ieri, a distanza di 5 anni, è arrivata la pronuncia che ha chiuso il primo grado. Alla scorsa udienza, il pm Daniele Paci aveva chiesto 4 anni di reclusione ritenendo che avesse "sottostimato il quadro clinico che indicava un’infezione di elevata gravità". Dopo due ore di camera di consiglio, ieri la giudice dorica Francesca Pizii ha letto la sua decisione fissando la condanna per il medico a tre anni di carcere. Mecozzi non c’era ad ascoltare la sentenza. Non è mai stato presente a nessuna udienza. C’era invece la mamma del piccolo Francesco. E anche il nonno materno, Maurizio Olivieri e lo zio paterno Riccardo Bonifazi che si sono costituiti parte civile (assistiti dall’avvocato Federica Mancinelli).

A loro, il Tribunale ha disposto che l’omeopata paghi una provvisionale di 70mila euro. La difesa di Mecozzi, che nel frattempo avrebbe continuato a svolgere l’attività di medico, rappresentata dall’avvocato Fabio Palazzo, ha già annunciato appello. "Per i commenti – ha dichiarato il legale alla fine dell’udienza – aspetterei l’uscita della motivazione della sentenza tra 90 giorni".

A parlare per la famiglia di Francesco invece è il nonno Maurizio: "Siamo soddisfatti della sentenza anche se ancora non rende giustizia a mio nipote. Ma soprattutto siamo soddisfatti per l’interdizione (ndr che sarà esecutiva solo a sentenza definitiva), era quello che volevamo sin dal principio. Perché vogliamo che tragedie come quelle di Francesco non si verifichino più".

Olivieri punta il dito anche sull’assenza al processo di Mecozzi: "È un comportamento che giudichiamo grave al pari della cancellazione delle chat scambiate con i genitori di Francesco che Mecozzi si era affrettato a far sparire quando ha capito quello che era successo". Non solo. Per la famiglia del piccolo la sentenza di ieri "arriva a fare chiarezza sulle responsabilità dell’omeopata – commenta l’avvocato Mancinelli – i genitori si sono rivolti a un medico iscritto all’Albo e non a uno stregone. Mecozzi avrebbe dovuto capire che era il momento di intervenire con altri metodi. Noi siamo sempre stati fiduciosi. E oggi (ndr ieri per chi legge) la verità dei fatti è stata ristabilita". "Ma la vera giustizia per la mia famiglia – riprende nonno Maurizio – ci sarà quando si arriverà alla fine della vicenda giudiziaria".

Al processo si è costituita parte civile anche l’Unione Nazionale Consumatori, con l’avvocato Corrado Canafoglia. "Non può morire un bambino per non aver ricevuto un antibiotico – ha detto il legale -. Questa sentenza fa capire che la medicina tradizionale non deve essere sostituita con quelle alternative. Un caro pensiero va alla famiglia di Francesco"

Il dottor Mecozzi aveva la massima fiducia da parte dei genitori di Francesco, i quali però avevano sollecitato il medico a prendere provvedimenti per curare il loro bambino vedendolo sempre più sofferente per l’otite pur alternando dei miglioramenti sporadici. Fino al precipitare della situazione e alla morte del bambino.

r. pes.