"Mi hanno tolto la speranza"

Federica: "Tante spese per mettere la palestra in regola, e ora chiudo"

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Passo a passo. Metro a metro. Chi in prima linea, chi nelle retrovie. Striscione in mano, masscherina in bocca, fischietto al collo. La divisa degli oltre 400 manifestanti era questa. Delusione, rabbia, orgoglio erano, sono, e saranno, gli elementi che caratterizzano tutte le categorie colpite dall’ultimo Dpcm.

Le ragazze delle diverse palestre, uno dei settori maggiormente colpiti vista la chiusura fino al prossimo 24 novembre, si riuniscono in un’attività fisica all’aperto. Vanno a ritmo, distanziate, ondeggiano tra uno striscione e l’altro. Federica Baioni, 48 anni, è direttrice del centro fitness e danza Officina in movimento Coop. Dopo aver fatto un minuto di silenzio per commemorare le vittime commerciali ‘uccise’ dall’ultimo Dpcm, racconta: "Ho faticato tanto per riaprire dopo il lockdown e per tenere tutto a norma. Migliaia di euro spesi e ora ci dicono di chiudere. La palestra non è un luogo di contagio, dal 25 maggio che ho riaperto non ho avuto nessun cliente positivo. Siamo un settore che dà relazione sociale e benessere psico-fisico". Da 25 anni Federica lavora in questo settore e a fine anno si ritroverà con oltre il 50% in meno di entrate dallo scorso anno. Venerdì incontrerà il sindaco per provare a fare attività all’aperto ma il futuro, per ora, non è roseo. "Non so come farò, sono talmente delusa che non sono in grado di pianificare il futuro. Ci hanno tolto speranza e programmazione. Una volta che riapriremo la gente avrà paura e probabilmente non tornerà. Sarà un suicidio finanziario".

Tra i manifestanti, in tenuta da lavoro, c’è Mirko Benvenuti, 53 anni, pasticciere del laboratorio Dolce Bottega che lavora 15 ore al giorno, soprattutto di notte. "Non apro più al pubblico e quindi sforno 300-400 pezzi in meno al giorno. Chi segue le regole ha il diritto di lavorare". Il suo impiego è colpito anche indirettamente, con i bar che aprono ugualmente alla mattina per le colazioni, ma "in questo inizio settimana già ho perso il 30%. Se prima un bar mi prendeva 100 pezzi ora ne prende 60. A fine anno ci ritroveremo con 50 bar in meno. La gente non ce la fa, i titolari non vogliono calare gli affitti". Un ristoratore che già cinque anni fa aveva investito per rilanciare la sua attività colpita da un incendio, racconta la situazione: "A me è stato molto antipatico essere considerati attività non essenziali. Le nostre tasse non sono considerate tali". Michele Mariotti, 44 anni, ha da un decennio Il Sorpasso a Fiorenzuola di Focara, in gestione con la sorella Eleonora. Ieri il locale era chiuso per scendere in piazza a protestare. Ora cercheranno di riadattarsi dopo l’ultimo Dpcm: "Faremo consegne a casa di drink. Forse anche di cibo, ci stiamo attrezzando. Se sto chiuso è dura pagare i dipendenti. Vediamo come andrà avanti la situazione". 400 storie e vite diverse, ma tutte unite nella manifestazione. Vogliono tornare a lavorare, a svolgere le professione per cui hanno investito lotta e sudore ogni giorno.

Nicholas Masetti