ALESSANDRO MAZZANTI
Cronaca

Michele Ferri e l’amico Papa: "Ci è stato accanto per 12 anni. Passammo tre ore indimenticabili"

Gli scrisse una lettera dopo l’omicidio del fratello, poi arrivò la prima di 102 telefonate "Lui chiamava anche altra gente, ma con noi aveva un rapporto davvero particolare"

Gli scrisse una lettera dopo l’omicidio del fratello, poi arrivò la prima di 102 telefonate "Lui chiamava anche altra gente, ma con noi aveva un rapporto davvero particolare".

Gli scrisse una lettera dopo l’omicidio del fratello, poi arrivò la prima di 102 telefonate "Lui chiamava anche altra gente, ma con noi aveva un rapporto davvero particolare".

Michele Ferri, cosa le è rimasto dentro dopo 12 anni di amicizia e 102 telefonate col Papa?

"E’ come aver perso uno di famiglia, un amico, di più. Era unico. Si è portato sulle spalle il dolore di tanti, e anche il nostro. Era sempre disponibile per chi aveva bisogno e ha fatto così anche con noi. Quando siamo andati a trovarlo a Roma, a Santa Marta, pensavamo che fosse oberato di impegni, è finita che siamo rimasti insieme tre ore".

Quando siete andati?

"Due volte, nel 2016 e nel 2017, la seconda quando sono andato per il processo in Cassazione dell’omicidio di mio fratello (Andrea Ferri, ucciso per una rapina il 4 giugno del 2013)".

Cosa ricorda?

"Un’emozione unica, c’erano anche mia mamma e mio fratello Paolo, noi eravamo in una stanza grande ad aspettarlo ma eravamo imbarazzati, non sapevamo come comportarci, era la prima volta che lo vedevamo di persona, dicevamo ’mah, gli stringiamo la mano? e lui che farà? Poi si sono spalancate le porte e mia mamma è corsa ad abbracciarlo, tre ore con lui, ci ha fatto vedere le stanze (mio fratello era già malato ed è morto pochi mesi dopo). Il Papa faceva le sue battute, tipo, quando stavamo per salutarci, ’No no, vi accompagno alla macchina, sapete in Argentina c’è un detto, accompagna sempre alla macchina chi ti viene a trovare a casa, uno per controllare che non abbia rubato nulla, due per fare in modo che se ne vada veramente’. E poi scherzava anche quando lo chiamavo, ’sono ancora vivo’, diceva".

Anche lei stamattina (ieri ndr), è stato colto di sorpresa?

"Sì, è stato uno shock, non ci pensavo più ormai al pericolo che morisse, mi pareva che si stesse riprendendo, l’avevo visto uscire con la papa-mobile, lo vedevo in via di guarigione..."

Chi l’ha avvertita?

"La sorella di mia moglie, io la mattina non accendo mai la tv e non guardo il cellulare, speravo in una fake news, già da febbraio dicevano che era morto".

Torniamo all’inizio di questa amicizia. Cosa provò quando la chiamò il Papa quel giorno di agosto del del 2013, un paio di mesi dopo l’omicidio di suo fratello Andrea?

"All’inizio anche lì pensai a uno scherzo. Dissi tra me: ma come fa il Papa a chiamare senza intermediari? Non esiste. Poi ha iniziato a parlarmi della lettera che gli avevo scritto, e nessuno ne sapeva il contenuto, io l’avevo spedita in totale segretezza. A quel punto ho realizzato. E lì l’emozione è salita a mille, sono rimasto senza parole, mi ricordo che dopo pochi minuti gli ho chiesto se poteva chiamare mia mamma e lui l’ha chiamata, ma gli ho detto che prima dovevo avvisarla...Da allora, Francesco si è preso a cuore la nostra famiglia".

Pur nella tremenda sfortuna – un fratello ucciso, lei in carrozzina per un incidente subìto, senza colpa, nel 1988 a soli 17 anni, l’altro fratello affetto da una grave sindrome – ecco, lei si è mai sentito in qualche modo diciamo ’speciale’, visto che almeno il Papa aveva accolto il vostro grido di dolore?

"Lui chiamava anche altra gente. Sicuramente con noi aveva un rapporto speciale, quindi sì, è stata a modo suo una fortuna perché standoci vicino ci ha aiutato ad affrontare il dolore forte, soprattutto per mia mamma".

I momenti più belli con lui, goduti senza se se e senza ma...

"Quando l’ ho visto la prima volta a Santa Marta, indimenticabili, l’immagine di lui che ci accompagna alla macchina con la borsa dell’Ikea, dentro c’era un modello in legno della papa-mobile per mio fratello Paolo, era un regalo che gli aveva fatto mesi prima mi pare un primo ministro giapponese, il modello era grosso, lungo mezzo metro, pesava, un manico della borsa ce l’aveva il Papa, uno mia moglie. Ricordo che caricarla in macchina non era semplice: passiamo davanti a una guardia svizzera, noi e il Papa, la guardia ci vede e chiede se volevamo una mano...".

E Bergoglio?

"No, grazie, facciamo da soli"

Lo hanno chiamato il Papa della speranza, ora è il momento del dolore: cosa rimane?

"Un grande esempio, di umanità, di umiltà, di tante cose..."

È stato un Papa ’diverso’...

"Sì, perché era uno cui piaceva stare fra la gente".

Ci sarà mai la possibilità di replicare questo tipo di amicizia con un altro pontefice?

"Non so. Sicuramente non ci sarà più un ’Papa Francesco secondo’, lui rimarrà unico. Dico che ora servirà una persona forte, vista la situazione del mondo"

Ma lei, quando gli ha scritto 12 anni fa, lo ha fatto perché voleva scrivere proprio a lui, o cercava solo un Papa?

"Ho voluto scrivere a lui, a Francesco, perché era diverso dagli altri. Credevo mi rispondesse con due parole scritte, invece siamo rimasti amici per 12 anni. Mi mancherà, parecchio".