Minacce col coltello: nei guai pastore della Chiesa evangelica

Pastore della Chiesa evangelica e consorte, entrambi peruviani, a processo con l’accusa di aver minacciato con un coltello e picchiato un uomo di origini marocchine al centro di distribuzione di alimenti di sostegno a Montelabbate. Tentata estorsione e lesioni gravi, i reati contestati. Secondo l’accusa, il parapiglia sarebbe nato perché il marocchino si sarebbe rifiutato di lasciare un’offerta in cambio di un cocomero che aveva deciso di prendere durante la consegna del cibo. Il pastore gli avrebbe puntato una lama contro per farsi consegnare i soldi, insieme a una terza persona non identificata.

Poi i due, insieme alla moglie del pastore, si sarebbero scagliati sul marocchino aggredendolo, spintonandolo e colpendolo con calci e pugni fino a procuragli contusioni che i sanitari gli hanno giudicato guaribili in 20 giorni. Ma sui fatti le versioni si dividono. Tra i tanti presenti al centro in quel venerdì, 13 luglio 2018, c’è chi dice di non aver assistito ad alcuna rissa e chi invece di essere stato testimone di una zuffa violenta. Ieri, all’udienza del giudizio che si sta celebrando con rito abbreviato ("condizionato" all’ascolto dei testimoni), il legale Silvia Pierini, difensore dei due coniugi imputati, 49enne lui, presidente dell’istituto per le famiglie, 52enne lei, residenti a Montelabbate, ha portato un suo teste, un marocchino il quale ha detto che quel giorno era presente al centro di distribuzione e che non è successo nulla. Il pubblico ministero ha fatto presente che è anche intervenuto il 118.

Ma la difesa ha replicato sostenendo che non sia arrivata alcuna ambulanza e che la presunta vittima sia andato al pronto soccorso il giorno successivo ai fatti. Alla prossima udienza, il pm chiederà di sentire il marocchino, che si è costituito parte civile e chiede 15mila euro di risarcimento danni.

e. ros.