Miralfiore: la rabbia di chi controlla "Li arrestiamo, ma è tutto inutile"

Spaccio al parco, i sindacati delle forze dell’ordine: "Noi interveniamo, loro tornano subito liberi. Rischiamo solo noi e ci deridono, la politica deve fare la sua parte: servono leggi più severe"

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di Davide Eusebi

Frustrazione, senso di impotenza, attaccamento alla divisa paradossalmente osteggiato dalla legge. Le forze dell’ordine si sporcano le mani, pattugliano il Miralfiore, intervengono laddove è possibile qui come in altri contesti, ma lo fanno senza armi. Una sensazione di impotenza interpretata dai sindacati di categoria, dopo gli ennesimi episodi di spaccio alla luce del sole al parco Miralfiore ad opera di giovani di colore molti dei quali arrivati con lo status di rifugiati politici: "Da tempo, come Siulp – dice Marco Lanzi – chiediamo che la politica si assuma le proprie responsabilità adeguando norme e pene alla reale situazione di emergenza sicurezza che stiamo vivendo. È inaccettabile, come dimostra anche il recente sciopero del personale a bordo dei treni per le continue aggressioni che subisce, che chi rappresenti lo Stato, dalle forze di Polizia ai medici e a tutte le altre helping professions, non sia assolutamente tutelato. Quasi sempre chi aggredisce i rappresentanti dello Stato non espia un solo giorno di carcere. Serve cambiare le norme e prevedere pene certe per chi delinque. Addirittura, di sovente, i delinquenti che arrestiamo per spaccio di droga o per altro tipo di crimini si permettono di deriderci pubblicamente perché consapevoli che dopo qualche ora saranno rilasciati, senza passare un solo giorno in carcere. È evidente che tale situazione demotiva e vanifica il nostro lavoro, tenendo conto che spesso certe operazioni di polizia implicano seri rischi per la nostra stessa incolumità fisica e che spesso dobbiamo pagarci personalmente le spese legali per difenderci da accuse ingiuste o inventate. A tutto questo si aggiunge spesso l’impossibilità di poter rimpatriare per vari motivi burocratici amministrativi criminali stranieri che commettano anche reati di notevole gravità".

Pierpaolo Frega (Silp e Cgil): "Purtroppo lo spaccio segue le ineludibili domande della richiesta. Forse più che sullo spacciatore dovremmo interrogarci sulla miriade di consumatori che gravitano intorno al parco. Persone di tutte le fasce sociali, di reddito e nazionalità, soprattutto giovanissimi. L’episodio del rapporto orale fatto da due giovanissime alle prime luci del mattino, nemmeno della nostra provincia, dovrebbe accendere i riflettori su come il fenomeno droga sia dilagato nel silenzio tombale della politica e delle istituzioni. Chi spaccia oggi, per lo più cittadini stranieri senza documenti e permesso di soggiorno, è una ruota del perverso ingranaggio che ruota nell’universo della droga. La condizione di disperazione e precarietà degli immigrati, a parte chi riesce a trovare lavori saltuari e assolutamente sottopagati, porta a delinquere. Servono nuovi leggi sull’immigrazione, sbloccare le frontiere superando il trattato di Dublino, la maggioranza di questi immigrati è “in trappola” in Italia, paese da cui il 99% vorrebbe andare via. Ma soprattutto ci vorrebbe che la politica rivedesse anche la detenzione: è frustrante arrestare qualcuno per qualunque reato, anche grave, e rivederlo a spasso il giorno dopo. Genera frustrazione ed un senso di collettiva impunità che fa anche dubitare sul principio di giustizia e legalità dello Stato. Dalle elezioni non ci aspettiamo nulla, la sicurezza è finita in fondo all’agenda elettorale, così come l’immigrazione. Ma tra crisi economica, problematiche sociali, temiamo che lo scontro sociale, complice anche qualche forza politica che inopportunamente utilizza gli immigrati come slogan propagandistici, possa allargarsi pericolosamente. In definitiva – la conclusione – c’è sempre qualche ultimo più ultimo degli altri cui sfogare la propria rabbia e frustrazione"