Montecopiolo e Sassofeltrio, è secessione

Il Senato ha approvato il cambio di regione verso l’Emilia-Romagna. Il referendum consultivo era stato fatto ben 14 anni fa

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Montecopiolo e Sassofeltrio si sono risvegliate in Romagna. Dando seguito a quanto deciso dalla Camera nel 2019, ieri il Senato ha approvato il disegno di legge per il distacco dei due Comuni dalle Marche e il passaggio di regione, con un voto a maggioranza schiacciante: 166 favorevoli, 41 contrari e 12 astenuti. È bastata un’ora e mezza di discussione in Aula per chiudere una vicenda che andava avanti dal referendum con cui, nel giugno del 2007, i residenti avevano chiesto la secessione.

"Montecopiolo aveva bisogno di una carta d’identità, dopo 14 anni senza sapere se sarebbe rimasta o no nelle Marche – commenta il sindaco Pietro Rossi, in carica dal 2019 –. Più volte è stato detto che c’era la possibilità di un secondo referendum, ma non era vero. Al massimo, ha sbagliato chi non si era esposto. Avere un’identità significa poter strutturare un futuro per Montecopiolo, anche se in questi due anni ho cercato di riallacciare i rapporti con Provincia di Pesaro e Urbino e Regione Marche. Ieri avevo inviato una lettera imparziale al Senato per chiedere una risposta definitiva, a tutela dei cittadini. Ora però serve che siano confermati i finanziamenti regionali di 1.4 milioni, ottenuti in due anni di lavoro e già stanziati. Questo vale anche per il Bike park Montefeltro: se la sua logica era veramente territoriale, escluderne Montecopiolo lo farebbe partire già zoppo".

A Sassofeltrio festeggia l’amministrazione, con il sindaco Bruno Ciucci, in carica dal 2011, che afferma: "Ieri era un sogno, oggi è realtà. Le Marche sono una bella regione, ma non possiamo dimenticare come sia fatto il nostro territorio e che i servizi e le esigenze siano altre: ne avremo di più vicini, come quelli sanitari, perché facciamo riferimento a Riccione, Cattolica e Forlì, e ci saranno maggiori opportunità lavorative per i giovani. Gli amministratori regionali, sia i precedenti, sia gli attuali, hanno peccato, mentre apprezzo la linea che ha tenuto Ferruccio Giovanetti, vicepresidente di Urbino Capoluogo, che non è mai andato sopra le righe anche se contrario al passaggio. Comunque il Montefeltro c’è, non lo portiamo via e non sparisce". Per la regione, la provincia e l’entroterra, il distacco di altri due Comuni, dopo i sette della Valmarecchia già passati in Romagna, è una perdita sia dal lato territoriale, sia da quello storico-culturale, visto che Montecopiolo è la terra di origine dei Montefeltro.

Perdita che sottolinea anche il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini: "Avevo già detto che l’iter si sarebbe dovuto fermare, poiché è un impoverimento di provincia e regione, ma si è andato avanti. Ero contrario, anche perché frequento spesso quei territori e molti non sono soddisfatti di ciò che hanno trovato in Romagna. Tuttavia la scelta è libera e, se questa era la loro volontà, forse il Parlamento ha fatto bene a decidere così". Molto contrariato è il Partito democratico, che aveva votato in blocco contro l’approvazione del Ddl: "Abbiamo lottato, ma non ce l’abbiamo fatta. Destra e M5S lasciano nel limbo amministrativo questi due comuni, in mezzo a una pandemia – commenta la deputata Alessia Morani –. Mi auguro che ora non ci siano ripercussioni sui servizi essenziali, in particolare per il Tribunale di Urbino. Il dato politico rilevante, però, è la frattura nella maggioranza regionale, con il presidente Francesco Acquaroli che aveva chiesto di votare contro, ma la sua forza politica, Fratelli d’Italia, si è espressa in un altro modo".

Ieri mattina, il consigliere regionale del Pd Andrea Biancani aveva proposto una mozione d’urgenza per chiedere che il Consiglio si esprimesse contro il passaggio "come già fatto nel 2019, ma l’urgenza non è stata riconosciuta, quindi l’organo non si è pronunciato ufficialmente, lasciando Acquaroli da solo. Non è stato un bel segnale. Il voto del Parlamento si è basato su un referendum di 14 anni fa: la soluzione giusta era un maggiore dialogo tra regioni per trovare risposte alle richieste dei cittadini, cosa che avevamo già cominciato a fare durante l’amministrazione Ceriscioli".

Dispiaciuto è anche Giacomo Toccaceli, consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, che parla di "giorno triste per la provincia di Pesaro e Urbino" e di una scelta "dettata dal veder perpetrare per decenni delle politiche totalmente diverse dagli interessi dei cittadini del Montefeltro. La politica ha fallito". A festeggiare, da Roma, sono i deputati leghisti Jacopo Morrone ed Elena Raffaelli e il senatore di Forza Italia Antonio Barboni, membri di due forze che hanno votato compatte a favore del passaggio: "I sogni si avverano – commentano –. Non si tratta di una forzatura, ma di un ritorno a casa, in un territorio a cui i due comuni sono uniti da fattori geografici, storici e culturali, senza contare i legami economici e la rete di servizi". Il passaggio è stato fortemente sostenuto anche dal M5S, con il senatore Sergio Romagnoli che sottolinea come "se ci si fosse preoccupati dei territori, non ci saremmo trovati a ragionare del distacco. Ad ogni modo, per il M5S non si può pensare di disattendere un referendum popolare con un esito già definito".

Nicola Petricca