Morani, guerra in chat: "Fatta fuori da Ricci" E poi l’annuncio: "Dico no alla candidatura"

La deputata uscente attacca il sindaco: "Ha lavorato per Curti e contro di me". Lui nega: "Scelta di Letta che ha favorito la Manzi". A metà giornata la decisione di rinunciare alla corsa per Roma. Il primo cittadino: "Spero che ci ripensi per il bene del partito"

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Ferragosto è finito da meno di un’ora quando esplode la bomba nella chat del Pd provinciale. Poco prima dell’una di notte, infatti, Alessia Morani scrive: "Il capolavoro è stato compiuto grazie al lavoro instancabile del sindaco di Pesaro Matteo Ricci che si è battuto strenuamente ed ha ottenuto che entrasse in lista al mio posto Augusto Curti. Nel pomeriggio con un accordo con Verducci si era liberato il posto per me. Ma Ricci ha chiesto ed ottenuto che entrasse Curti". L’attacco diretto al sindaco tiene tutti svegli o quasi e in poco tempo i messaggi escono dalla chat, diffusi da avversari e sostenitori interni. La resa dei conti via social va avanti per un po’, con toni sempre più aspri, poi l’epilogo arriva all’ora di pranzo di ieri, quando la Morani annuncia la sua decisione di rifiutare la doppia candidatura che le è stata proposta: una nel collegio uninominale della Camera di Pesaro (considerato incerto e molto a rischio) e l’altra nel terzo posto del listino proporzionale, sempre della Camera (con nessuna possibilità di elezione). "Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura da parte di Marco Meloni (coordinatore della segreteria nazionale del Pd, ndr) dell’elenco dei candidati – scrive la deputata di Macerata Feltria –. Nei posti eleggibili per le Marche sono stati designati Alberto Losacco, commissario del Pd Marche, Irene Manzi e Augusto Curti. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale. Ho comunicato che non intendo accettare queste candidature. Avrò modo in seguito di spiegare le motivazioni che mi hanno convinta della bontà di questa scelta". A metà pomeriggio, arriva la risposta conciliante di Matteo Ricci: "Sono comprensibili delusioni e mal di pancia. Io stesso sono rimasto scandalizzato da come si sia buttato fango assurdo e ingiustificato su una figura autorevole come Valerio Lucciarini De Vincenzi che ha dimostrato, ancora una volta, di essere un grande dirigente politico. Ma complessivamente è venuto fuori un discreto lavoro. Con una lista rappresentativa di tutti i territori, tra proporzionali certi o possibili e collegi maggioritari contendibili. Inoltre in molte regioni le candidature che vengono da fuori sono state tante, da noi invece solo quella di Alberto Losacco che però è il commissario e quindi il rappresentante del partito marchigiano".

"A maggior ragione – prosegue – dovremo essere al fianco di chi combatterà nei collegi maggioritari. Ho letto la dichiarazione di rinuncia di Alessia Morani. Spero ci ripensi e sia protagonista della partita. Anche perché nella nostra provincia dobbiamo vincere e io sarò in prima linea come sempre a sostegno dei candidati". Prove di pace, insomma, almeno a parole.

Le parole della chat notturna, invece, erano state di fuoco. "Cara Alessia – aveva scritto Ricci dopo le parole della Morani –, stai raccontando una storia senza fondamento (riferendosi all’accusa di aver sostenuto Curti invece di lei, ndr). Sei donna e Letta ha preferito la Manzi per motivi di corrente. Dispiace ma stavolta hai sbagliato indirizzo. E tra l’altro come sanno tutti, io ero d’accordo su te al posto della Manzi". E poi: "Avete rotto di dare sempre le colpe a me, ingeneroso e avvilente. Mi avete davvero stancato in ’sto partito".

Il riferimento di Ricci è al fatto che la corrente della Morani, Base riformista, è stata falcidiata dal segretario Letta, fino all’essclusione dello stesso Luca Lotti. Ma questo non è bastato a cancellare la certezza della Morani che sulla sua mancata candidatura in un posto sicuro abbia inciso in modo decisivo lo sforzo di Ricci a beneficio di Curti.

E in fondo, vista con un’accezione positiva, dal partito nazionale fanno notare che "Ricci si è comportato da padre nobile del Pd marchigiano sostenendo il candidato di una federazione provinciale più debole, Ascoli, e che non ha molti amministratori eletti nelle fila del nostro partito".

Insomma, che dietro l’operazione Curti ci sia anche la mano di Ricci lo dicono non solo i suoi detrattori, ma anche chi lo sostiene. Il problema è di punti di vista. E guardando il tutto solo dal punto di osservazione del Pd pesarese, o almeno di parte di esso, si fa più fatica ad applaudire il sindaco che guarda a sud.

Roberto Fiaccarini