Morì dopo il contagio a Casa Roverella. "Non chiudete il caso"

Aveva 87 anni, soffriva già di diverse patologie ed è morta poco dopo aver contratto il Covid. Per la famiglia dell’anziana pesarese, la colpa di quel contagio fatale sarebbe da ricercare all’interno della struttura in cui la donna era ricoverata, la rsa "Casa Roverella" del complesso "Santa Colomba". Di diverso avviso invece la procura che ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario. Ma il figlio della deceduta ha deciso di opporsi alla richiesta firmata dal procuratore capo Cristina Tedeschini. Ieri si sarebbe dovuto discutere davanti al gip Giacomo Gasparini, ma l’udienza è stata rinviata a causa del black out che ha paralizzato il Tribunale per ore.

"Evidenti mancanze organizzative e rispetto dei protocolli di sicurezza". Queste le cause che avrebbero determinato il contagio dell’87enne a Casa Roverella secondo il figlio che a novembre 2021 ha presentato un esposto (assistito dall’avvocato Andrea Guidi). La madre era ospite della rsa dove, il 22 dicembre 2020 avrebbe contratto il Covid. Il 5 gennaio 2021, la pesarese muore. Il virus avrebbe assestato il colpo finale a un corpo già provato da diverse patologie. Ma, è convinto il figlio, se non lo avesse preso, le sue condizioni di salute non sarebbero precipitate nel giro di così poco tempo fino alla morte. E il contagio sarebbe quindi dipeso dal mancato rispetto da parte della struttura dei protocolli di sicurezza. La morte dell’87enne è avvenuta all’ospedale San Salvatore di Pesaro. Il figlio aveva fatto richiesta di risarcimento danni ma "Santa Colomba" l’aveva respinto. Poi aveva presentato l’esposto in procura. Ma le indagini si sono concluse con la richiesta di archiviazione.

"Non è emerso alcun riscontro che vi siano state condotte irrispettose delle linee guida emanate dalle autorità competenti nella ‘prima ondata’ pandemica, poste in essere nella struttura" scrive Tedeschini che aggiunge: "non vi sono elementi certi sulle modalità del contagio che, per la natura ubiquitaria del virus, estrema diffusività e novità, può essere avvenuto con modalità diverse da quelle che le linee guida del tempo erano in grado di cautelare e, infine, non è emersa alcuna omissione riguardo alle iniziative di assistenza della struttura posto che ha provveduto tempestivamente al ricovero della paziente all’ospedale di Pesaro". La parola passa ora al gip.

Elisabetta Rossi