ELISABETTA FERRI
Cronaca

Morto mentre nuotava: "Mi mancherà tutto di lui. Il mare era la sua vita"

Lamberto Bettini ricorda il suo amico Alberto Spinaci: "Tutti gli volevano bene. Una volta contammo le persone che lo salutavano dall’Astra al Rossini: 81". A fine estate, gli avevano trovato un’aritmia, ma senza vietargli lo sport in acqua

Lamberto Bettini, a sinistra, e Alberto Spinaci, i due nuotavano spesso insieme

Lamberto Bettini, a sinistra, e Alberto Spinaci, i due nuotavano spesso insieme

"Lui respirava a sinistra, io a destra, così ad ogni bracciata ci guardavamo in faccia. Mi mancherà nuotare quel tratto dal porto al moletto senza di lui, ma quando avrò la forza di tornarci, so che sarà al mio fianco". Così, con parole struggenti, Lamberto Bettini ricorda il suo amico, Alberto Spinaci, che a 58 anni ha perso la vita lunedì all’ora di pranzo, immerso nell’elemento naturale che lo faceva stare meglio, il mare. "Quando sono in acqua sto bene, mi diceva sempre. Ma non nell’acqua della piscina: come suo padre, lui amava solo quella salata e faceva il bagno tutto l’anno, estate ed inverno". E proprio la perdita del padre, conosciuto come ’Peppone’ Spinaci, era stata un duro colpo per Alberto: "Non si era mai ripreso veramente, anche se è successo otto anni fa: per lui era un punto di riferimento con cui aveva fatto tante imprese sportive e non riusciva a metabolizzare la sua assenza. Erano andati insieme a piedi fino al santuario di Loreto, poi per celebrare gli 80 anni di Peppone avevano nuotato fianco a fianco da Fano fino a Pesaro".

Ogni tanto ‘Spina’ – come amavano chiamarlo i suoi amici – faceva anche qualche mattata da solo: una volta era arrivato in bici da corsa fino a Taranto, tutta una tirata senza mai dormire: "Era il suo modo di farsi riconoscere dal mondo – commenta Lamberto, rappresentante di libri scolastici, che lo aveva conosciuto sui banchi delle scuole elementari –. Andava orgoglioso del suo fisico eccezionale che, a suo dire, non aveva mai coltivato in palestra. Diceva che era un dono naturale, solo ogni tanto lo vedevo fare qualche piegamento, ma niente di che. Nuotava, camminava e andava in bici, questo sì". Alberto, diplomato in ragioneria, aveva lavorato per qualche anno come autista, consegnando i pasti per le mense scolastiche per conto di una cooperativa: "In città lo conoscevano tutti, magari non tutti erano suoi amici nel vero senso della parola, ma lo salutavano in continuazione. Una volta, per scherzo, abbiamo contato la gente che gli aveva detto ciao durante la classica vasca, dall’Astra al Teatro Rossini: 81 persone, pazzesco. Forse perché era un buono, in questi giorni leggo tanti commenti sui social che lo dipingono proprio così".

Un colosso dall’anima fragile, però, tanto che una profonda malinconia negli ultimi anni non lo aveva più abbandonato, nonostante l’arrivo di Beatrice nella sua vita, che gli stava molto vicino e che lunedì era in lacrime sulla spiaggia vicino al corpo del suo ‘Spina’. A fine estate, l’anno scorso, gli avevano trovato un’anomalia al cuore, una notte era andato da solo al Pronto Soccorso per un’aritmia, gli avevano detto di evitare sport di contatto ma non il nuoto. Anche perché, senza l’acqua del mare, sarebbe morto dentro.

"L’ho visto l’ultima volta giovedì scorso, dovevo consegnare dei libri ad una scuola di San Marino e, come altre volte, mi aveva offerto il suo aiuto per scaricare gli scatoloni dalla macchina. Proprio quel giorno, quando gli ho chiesto come stava, mi ha risposto che la cosa che lo faceva stare meglio era nuotare".

Forse era proprio il suo destino, il mare gli ha dato l’ultimo abbraccio.