
Multivisioni senza confini fisici. Ora ci sorprendono i figli di Buroni
Non si muovenulla, è tutto fermo dentro la chiesa di san Francesco a Fano. Non c’è neanche il vento ed è buio. Due ombre si muovono; sono Alex e Alice Buroni che vanno a manovrare qualche strumento, coperti da pannelli ben mimetizzati, e sicuramente pigiano qualche pulsante magico. Ancora un po’ di attesa, come quando un drago prende fiato per farsi sentire come si deve. E parte la videoproiezione immersiva che racconta – per immagini e suoni, incluse le musiche composte da Paolo Bragaglia – le vicende di questo edificio che risale al 1255 e ha avuto una immensa fortuna: il crollo del tetto nel 1930 (cosa che scopriamo dalla multivisione). Se san Francesco di Fano avesse di nuovo un tetto, sarebbe una chiesa come altre; così invece è un luogo di grande suggestione, perfetto perché i templi che hanno un senso sono con la volta stellata.
Ma torniamo ad Alex (35 anni) e Alice Buroni (33 anni). Perché attivano la fantastica macchina multimediale fanese proprio loro e non il padre Paolo, che osserva soddisfatto i figli? "Ormai siamo alla seconda generazione, Stark si evolve di continuo", dice con un sorriso che vale mille parole. Paolo Buroni – lo diciamo per chi non frequenta il mondo degli spettacoli digitali – è un vero “guru“ internazionale delle proiezioni su edifici e piazze, palazzi storici e chiese. Ha iniziato decenni fa – davvero è stato un pioniere del settore a livello mondiale – con strumenti costruiti da lui stesso a Cagli, dove ha sede la sua società che opera dal 1992. Poi è arrivata l’era digitale e oltre a fare enormi investimenti, ha creato uno stile ben riconoscibile per impatto e qualità delle sue multivisioni.
"Da bambini siamo vissuti a contatto con il suo lavoro e attrezzature", dicono Alex e Alice. "Non solo nostro padre Paolo, ma anche nostra madre Sabine Lindner è stata parte del lavoro creativo perché si occupa della grafica".
Alex (laurea in scienze della comunicazione ed economia e maketing) e Alice (laurea in architettura) hanno già curato in ogni fase produttiva altri progetti in giro per l’Europa ed oltre. "Siamo sempre a contatto con una combinazione molto complessa tra creatività e tecnica, oltre che tecnologia", spiega Alex. "Ripenso a quando mio padre lavorava con le lastre fotografiche, anche enormi, così grandi che ogni proiettore aveva bisogno di un operatore. Un giorno portò un computer a casa, e allora si aprì un mondo nuovo. Tra i 14 e 15 anni ho iniziato a fare l’assistente del babbo, andavo nei luoghi delle proiezioni e davo persino indicazioni ad operai e tecnici assoldati sul posto. Quindi ho vissuto sempre l’atmosfera del nostro lavoro e il mio posto, oggi, è accanto a mia sorella, è la cosa più naturale che ci sia".
"Da ragazzina ho sviluppato una grande passione per la fotografia – racconta Alice Buroni –. Ho studiato architettura e così ho maturato una sensibilità particolare anche per la meccanica: in questo lavoro bisogna conoscere le attrezzature, sapere cosa serve. L’unico aspetto negativo che noto: nella professione ci sono poche donne". Ma come nasce una proiezione come quella di Fano? E quanto tempo ci vuole per predisporla?
"Ci sono – andando di fretta – tre mesi di lavoro. Meglio sarebbe averne quattro", dice Alex. "E una volta trovato il luogo dove fare la proiezione – aggiunge Alice – si deve saper ascoltare il luogo, capire cose puoi farci accadere, giocare con le suggestioni".
Paolo Buroni osserva Alex e Alice che si raccontano al giornale. Ha capito che il loro lavoro, sul suo solco, non potrà che crescere sempre più e questo è sempre il miglior investimento tanto per un creativo quanto per un imprenditore. La proiezione a san Francesco sarà visibile, con ingresso gratuito, tutti i fine settimana fino al 7 gennaio (17,30 - 19,30, inizio ogni mezz’ora). Aperto anche l’8, 9, 10, 15, 16, 17, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31 dicembre.