Nasce un nuovo museo delle moto con tutti i bolidi di Luciano Battisti

Iniziati i lavori in un capannone di Villa Fastiggi: "Spero di poterlo inaugurare prima della fine dell’anno". In totale 216 pezzi che racchiudono la storia motoristica della città, dalle Benelli campioni del mondo

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Per un museo che si è ‘sfaldato’, quello di Morbidelli, un altro che nasce: è quello di Luciano Battisti, titolare col fratello dei bruciatori Radiant, che ha acquistato un capannone di 2000 metri a Villa Fastiggi. Il tutto in attesa di quello che dovrà nascere in via San Francesco nell’ex palazzo di giustizia. Battisti ha costituito una Fondazione "perché io passo e le moto restano e devano stare a Pesaro", e dentro quello spazio, dove sono già all’opera tecnici e muratori, finiranno tutte le sue 216 motociclette. "Sono già iniziati i lavori – dice Luciano Battisti – per cui credo di arrivare all’inaugurazione per la fine dell’anno, ma spero anche prima. Perché il capannone, che prima era uno studio fotografico, è in ottime condizioni".

Luciano Battisti ha un pistone al posto del cuore: "Mio padre è stato campione italiano ed andava anche forte e vendeva anche le Alpino: mi ricordo che uno dei primi clienti fu Marzio Ciano, il nipote del Duce che era amico di Tullio Giacomini e Galeazzo Boattini. Ho corso anch’io, ma sono arrivato sopra una moto, la prima era una Ducati, a 22 anni perché mio padre non mi dava la liberatoria: quella volta si diventava maggiorenni a 21 anni. Poi ho corso tre anni con la MotoB, anche ufficiale. Poi... poi il lavoro, mi sono sposato e quindi ho smesso".

Luciano Battisti ha una collezione un po’ particolare perché la passione lo ha portato a recuperare la Benelli 350 e 500 con cui Jarno Saarinen corse a villa Fastiggi, quindi la Yamaha campione del mondo di Eddie Lawson, quindi la Benelli 250 di Renzo Pasolini, quella del montecchiese Silvio Grassetti, la Benelli campione del mondo di Kel Carruthers, poi quella di Paolo Campanelli campione italiano con la Norton. "Nelle rievocazioni, finché ho potuto – dice Battisti – sono sempre andato a guidare le mie moto, in giro per l’Europa. E non ci si rende spesso conto della popolarità di cui gode la Benelli. Più della MV Augusta".

Lei è quello che ingaggiò Saarinen: come ha fatto?

"Siamo andati io e il giornalista del ’Carlino’, Andrea Basagni a cercarlo e gli abbiamo offerto 250mila lire di ingaggio più vitto e alloggio. Più altri soldi per il suo amico Lansivuori. Lo portammo a Modena col meccanico Omar Melotti, a provare la Benelli 350 e rimase soddisfatto quando scese. Si vedeva che aveva una marcia in più, un po’ come Valentino Rossi".

La città di ieri e di oggi. Quale differenza?

"Che una volta quando in via Mameli provavamo le moto da corsa sul banco, era un tuono che si propagava per mezza città. Ma tutti erano tolleranti anche perché alla fine della guerra alla Benelli lavoravano in mille. E se non lavoravi lì dovevi emigrare. Adesso non c’è più tolleranza. Se uno pensa che la Tm ha vinto oltre 50 titoli mondiali nei kart e la città non ha nemmeno un kartodromo, dici tutto. Se uno pensa che Eugenio Lazzarini ha vinto 3 titoli mondiali ed ha guidato anche il team Italia e se lo ricordano in pochi, hai il segno del cambiamento. E quella città di ieri, soprattutto attraverso la Benelli, ha rappresentato una scuola, ha creato professionalità, e molti dei personaggi che sono passati lì dentro hanno poi fatto la Pesaro di oggi".

Quanto vale una collezione come la sua?

"Non lo so e nemmeno mi interessa. E’ solo una questione affettiva".

m.g.