Fano, 14 marzo 2023 – E’ successo tutto in pochi, terribili minuti nella sala parto dell’ospedale Santa Croce di Fano. Erano le 2 di notte tra lunedì 6 marzo e martedì, quando una donna dell’entroterra, di 25 anni, è arrivata per partorire il suo bambino: stava andando tutto bene, fin quando, durante il travaglio, i controlli di routine hanno fatto emergere che il feto aveva un battito sempre più tenue, era brachicardico per dirla in termini medici. Forse c’è stata una sofferenza per via del cordone ombelicale, ma le risultanze degli accertamenti disposti dall’azienda sanitaria daranno risposte più precise.
Di fronte a quella situazione, il ginecologo di turno ha deciso in tempi rapidissimi di procedere con il parto cesareo, poi sono entrati due rianimatori che hanno fatto di tutto per salvare il bambino, ma non ce l’hanno fatta. Una tragedia rimasta nel silenzio per diversi giorni fino a ieri, quando è emersa anche con dettagli riferiti al personale che era presente in sala parto. Oltre al ginecologo di fiducia, c’era un pediatra della cooperativa che, ormai in assenza di medici sufficienti, copre svariati turni del reparto. Secondo una prima versione, non era presente un neonatologo, figura peraltro rara nei nostri ospedali, motivo per cui c’è chi sceglie di andare a partorire a Rimini o al Salesi di Ancona, dove ci sono reparti di Neonatologia.
Dall’azienda sanitaria fanno sapere che la donna, giunta in ospedale dopo che le si erano rotte le acque a casa, aveva trovato – fatto per nulla scontato – un’équipe già pronta a causa di una urgenza che si era verificata nelle ore precedenti. Altrimenti ci sarebbero potuti volere anche 20 minuti per riunire le professionalità necessarie. Ma anche questa casualità non è stata sufficiente a cambiare il corso degli eventi. L’azienda afferma poi che il pediatra della cooperativa che si trovava in servizio quella sera è anche un neonatologo.
La tragedia della scorsa settimana non ha avuto comunque, almeno per il momento, conseguenze sul piano giudiziario: non c’è un’inchiesta della Procura anche perché peraltro non c’è stato un esposto della famiglia, che nei giorni scorsi ha proceduto anche al rito religioso per l’addio al piccolo. C’è stato però un audit in ospedale per ricostruire il percorso e fugare ogni dubbio.