Niente negozio, al pianterreno ci faccio un b&b Centro storico: come e dove cambiano le regole

Flessibilità nelle destinazioni d’uso, ecco le decisioni del consiglio comunale. Maggiori limitazioni sul cardo e sul decumano

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Trasformare il proprio locale al piano terra, da commerciale in residenziale, per farne un bed and breakfast, magari in centro storico, si può? Sì. E’ la risposta data ieri in Consiglio comunale, confermata dall’ingegnere Moretti, dirigente all’urbanistica in Comune, nell’ambito della discussione consiliare più ampia relativa alla flessibilizzazione delle destinazioni d’uso, sia in ambito residenziale che in quello produttivo. In particolare se uno è proprietario di un appartamento al terzo piano e, nello stesso stabile ha un locale commerciale al piano terra che vorrebbe trasformare in tavernetta per gli amici o appunto in un’attività di bed and breakfast, a seguito dell’iter di approvazione della delibera specifica, è emerso che lo si potrà fare. Non sarà necessario infatti– a differenza di quanto previsto dall’attuale norma di Prg – garantire un collegamento interno e diretto tra il terzo piano e quello a terra. Vietato sarà invece rendere autonomo il locale trasformato in residenziale. Non potrà avere servizi, cucina e quant’altro al pari di una unità abitativa diversa dalla principale. Dove, in quali vie questo sarà possibile farlo, è stato l’oggetto della disamina consiliare a fronte delle osservazioni alla delibera, mosse dal quartiere Centro storico e dall’ordine professionale degli ingegneri. Il quartiere ha posto l’esigenza di evitare il diffondersi di appartamenti alveare in centro storico, tendenza che in breve potrebbe minare la vitalità delle gallerie commerciali da sempre identificate con i negozi al pian terreno. Un aspetto accolto parzialmente dalla delibera approvata ieri. Non potranno essere trasformati da commerciali a residenziali i locali al piano terreno che si trovano lungo il cardo e decumano. Bocciato l’emendamento del centrodestra, presentato da Redaelli, che avrebbe voluto allargare ad altre vie del centro storico il divieto.

Ieri in Consiglio comunale l’urbanistica ha monopolizzato il dibattito. Si è consumato il penultimo atto (sic!) nell’approvazione di un Poru (piano operativo di riqualificazione urbana) il cui iter è iniziato ben sette anni fa: 5 gli ambiti in discussione tra cui le due palazzine di 4 e 8 piani in via Giolitti; il trasferimento per la Diba di 2800 metri quadri edificabili da via Gagarin a via Paganini ; l’abbattimento e ricostruzione del convento delle suore francescane di via Guidi; trasformazione di area produttiva a residenziale in strada Fornace Mancini e infine l’area di via Metauro. Quest’ultima, tanto è durato l’iter, che ha addirittura ritirato l’istanza. Inoltre è passata anche la variante relativa all’ex palazzina Enel, in via Buozzi angolo via D’Azeglio e via Giusti. Sull’operazione di via Giolitti e su via Guidi s’è scatenato il centrodestra: "Con questa delibera la città perderà un edificio di pregio storico come l’ex Convento di via Guidi, demolito senza conservarne l’architettura. Purtroppo Pesaro acquisterà un ulteriore palazzone di 8 piani in via Giolitti che proiettera’, sui piccoli edifici retrostanti, al tramonto, un’ombra di centinaia di metri. Inoltre questi Poru evidenziano quanto questa amministrazione tenga poco alla città green al di là dei discorsi". Il Poru è stato approvato con 19 favorevoli e 12 astenuti tra cui i M5S: "Si può costruire sul costruito in tanti modi– ha osservato Vanzolini – In particolare sul lotto di via Giolitti siamo perplessi".

Solidea Vitali Rosati