"Noi educatori siamo dimenticati dai comuni"

Il Comitato che riunisce i professionisti marchigiani che si occupano dei disabili risponde all’assessore comunale Francesca Fedeli

"Noi educatori siamo dimenticati dai comuni"
"Noi educatori siamo dimenticati dai comuni"

La vicinanza espressa alle famiglie, in vista del nuovo anno scolastico, e i servizi destinati a chi ha più bisogno rimarcati dal Comune di Urbino hanno fatto piacere, ma c’è chi sottolinea che ci sia una categoria non considerata, impegnata proprio nel fornire alcuni di quei servizi: gli educatori. Il Comitato diritti educatori professionali Marche, replica così all’intervento dell’assessore Francesca Fedeli: "Lei è vicina, come giusto che sia, alle famiglie di ragazzi disabili. Però, tra i servizi citati ci siano pure noi, che siamo i nuovi poveri. Gli educatori scolastici e domiciliari seguono qualsiasi tipo di ragazzo con dei problemi segnalati, come autistici, con ritardi cognitivi o ipovedenti, e il punto è che i nostri stipendi dipendono dalle ore effettuate frontalmente. Perciò, quando manca l’utente, per esempio per malattia o visite specialistiche, o con la scuola chiusa per maltempo o vacanze, restiamo a casa e perdiamo tante ore: a volte la paga si dimezza".

"Quello che chiediamo – affermano – è che ci siano riconosciute anche le ore effettuate in assenza dei ragazzi seguiti, permettendoci di andare a scuola per organizzare un lavoro che richiede tempo, preparando mappe, prendendo appunti per loro, etc. Vorremmo far sempre parte della vita scolastica e che un’assenza non ricada su di noi".

A Urbino gli educatori sono circa 15, ma in provincia ci sono centri che ne contano a centinaia: sommando Fano e Pesaro, si parla di circa 300 professionisti, attivi in scuole di ogni ordine e grado. "Ciclicamente, i singoli Comuni appaltano il servizio, raffrontandosi con le cooperative, e lì si stabilisce il monte ore da retribuire – spiegano dal Comitato –. Con Urbino, al momento, abbiamo avuto un incontro ufficioso in cui ci è stato detto che non sia possibile soddisfare la nostra richiesta, anche se io non ne sono convinto. Noi non chiediamo più soldi, solo l’assegnazione totale di quelli già stanziati, consentendoci di operare anche quando mancano i ragazzi. C’è poi il problema del lavoro di backoffice, la preparazione fatto da casa, che è lungo e richiesto da famiglie e docenti: la proposta che ci è arrivata è di un massimo di cinque ore all’anno retribuite da recuperare, solo in caso di assenza di utente, ma l’abbiamo respinta. Con questo intervento non intendiamo andare contro il Comune di Urbino o l’assessore Fedeli, ma contro un modo di operare purtroppo diffuso in Italia, che ci toglie dignità. Urbino, per altro, è l’unico Comune della provincia ad averci riconosciuto come educatori professionali, recependo subito una legge del 2018, e questo non è poco. Come Comitato, abbiamo già spedito una lettera in risposta all’offerta arrivata, dicendo che non accetteremo più di fare lavoro di backoffice, anche se ci viene richiesto, finché non ci sarà riconosciuto, ma abbiamo anche detto che siamo aperti al dialogo. Abbiamo già in programma un appuntamento a Fano e uno a Pesaro e abbiamo incontrato il consigliere regionale Marta Ruggeri, del M5S, che ha presentato una mozione firmata anche dal consigliere regionale Micaela Vitri, del Pd. Ora vorremmo incontrare pure il Comune di Urbino, aprendo un tavolo con l’ente e con le cooperative, affinché tutto il nostro lavoro sia considerato".

Nicola Petricca