"Non è a teatro che si trasmette il contagio"

Luci accese ieri in tutti gli edifici della provincia per aiutare il settore stremato dalla pandemia. I sindacati: "Ora servono i ristori"

Migration

Tutti i teatri della provincia bella, pur restando serrati causa Covid, si sono ieri, illuminati. "Accendere i teatri per riflettere sull’emergenza di riaprire luoghi dell’anima, sicuri per la salute" è stato il significato della manifestazione nazionale, durata tre ore– dalle 19,30 alle 21,30 – che ha visto "l’adesione totale e compatta della rete dei teatri comunali in provincia di Pesaro Urbino e della maggiorparte delle grandi realtà marchigiane" testimonia Gilberto Santini, direttore generale di Amat. Santini elenca tra gli aderenti Il teatro Rossini di Pesaro, il Sanzio di Urbino, il Teatro della Fortuna di Fano e poi i teatri di Urbania, Cagli, San Costanzo e la rete dei comunali di Mombaroccio, Gradara, Apecchio...

La mobilitazione del mondo dello spettacolo, stremato da un anno di limitazioni e chiusure forzate causate dalla pandemia continuerà oggi, quando le sigle Confederali – Cgli, Cisl e Uil – presenti con le loro bandiere davanti allo Sferisterio di Macerata renderanno pubblico l’esito dell’incontro avuto ieri in Regione con l’assessore Latini e l’assessore Aguzzi, riguardo le strategie per una ripartenza. "Sul tavolo varie questioni – hanno spiegato Guido Pucci (Cgil) prima dell’incontro – tra cui l’ipotesi di stanziamenti in ristori, dopo quasi 300mila euro erogati per finanziare nuove produzioni artistiche con il bando “Marche palcoscenico aperto“. E non solo". "Tra le nostre proposte all’assessore Latini – osserva Alessandro Gay (Cisl) – è stata quella di sostenere il progetto “Cura Teatri“. Si tratta cioé di avviare operazioni di ristrutturazione edile e ammodernamento dell’impiantistica ora che i teatri sono chiusi. Questo potrebbe essere un canale che porterà sostegno economico alle professionalità tecniche legate alla macchina scenica". Sul fatto che il settore sia allo stremo sono tutti d’accordo. "Si parla tranquillamente di incassi ridotti del 90%– osserva Pucci –. Con i ristori che potrebbe disporre la Regione si spera di poter offrire una sponda alle tante maestranze rimaste scoperte dai ristori nazionali. L’obiettivo è dare una boccata d’ossigeno ed evitare che tanti professionisti lascino proprio il settore per andare a fare altro. Sarebbe una perdita devastante, ma legittima se continua questa emoraggia di ingaggi".

Per Gay è comunque necessario l’appoggio dello Stato. Le esternazioni ieri del ministro Franceschini hanno rischiarato l’orizzonte, altrimenti fosco, per gli operatori dello spettacolo dal vivo. "I teatri non sono luoghi di contagio – ribadisce Santini – come ampiamente dimostrato nella timida riapertura estiva, tra giugno e ottobre dell’anno scorso e come ha riconosciuto lo stesso ministro Franceschini,dicendo che sono sicuri e che vanno riaperti. E se contribuisse al contagio è in ultima posizione, quindi più basso, rispetto ad altre attività che giustamente, prese le dovute precauzioni, hanno riaperto. Altrimenti stonerebbe che solo per l’ambito dello spettacolo non fosse il caso di assumersi il rischio che invece si è scelto di prendere per le attività commerciali e per i ristoranti, dove pluralità di persone stanno vicine senza mascherina". Oltre a bloccare l’emergenza economica, riaprire i teatri vuol dire anche: "cominciare a riprendersi dal contraccolpo esistenziale, legato alla mancanza di un’attività culturale strutturata, sorgiva di idee e cibo per il pensiero". Tornare agli oltre 800 eventi di cui 200 solo destinati alla provincia di Pesaro Urbino ci vorrà tempo. "L’importante è riprendere il cammino – chiosa Santini – e liberare opportunità".

Solidea Vitali Rosati