"Non conta avere trofei, conta restare alunni"

Sigillo d’Ateneo a Davide Mazzanti, commissario tecnico della nazionale femminile di pallavolo. L’ex studente d’Urbino si ritrova a casa

Migration

Un cerchio si chiude nella città in cui si era aperto, 24 anni fa. Davide Mazzanti, commissario tecnico della Nazionale femminile di pallavolo campione d’Europa, è stato insignito del Sigillo d’Ateneo dall’Università di Urbino.

Proprio qua, nel 1998, il marottese si era iscritto e poi diplomato all’Isef, prima di cominciare un percorso da allenatore che lo ha portato a successi in campo nazionale e internazionale. "È un piacere assegnare questo riconoscimento a un nostro laureato che si è distinto ed è un’occasione speciale, perché nel 2022 si celebra il ventennale della Facoltà di Scienze motorie, ora Scuola", ha commentato il magnifico rettore, Giorgio Calcagnini.

Nelle motivazioni del riconoscimento, consegnato assieme al prorettore vicario Vieri Fusi, si legge: "Un percorso professionale esemplare, il suo, che lo ha condotto a ricoprire incarichi di grande responsabilità in campo agonistico a livello nazionale e internazionale, in virtù di uno spirito di condivisione con l’équipe di riferimento, contraddistinto da una esperienza maturata sul campo, ma anche con l’ausilio di un ampio bagaglio di conoscenze acquisite in corsi specializzati e master. Provvisto di una innata capacità di generare fiducia, è stato capace di costruire team di indiscutibile identità, rendendo ogni singola atleta parte di un progetto collettivo vincente".

Nell’aula magna di Palazzo Battiferri, c’erano anche la moglie Serena Ortolani, ex pallavolista e giocatrice della Nazionale, e la figlia Gaia, oltre a persone e associazioni del territorio che con Mazzanti hanno collaborato. Difficile, anzi, impossibile per lui trattenere l’emozione di fronte a tanto affetto: più volte l’allenatore si è commosso sia durante, sia dopo la propria lectio magistralis, dal titolo “Competere. L’arte di restare alunno“.

"E pensare che siamo solo all’inizio", ha detto ridendo, dopo essere scoppiato in lacrime già alle prime battute, per poi spiegare cosa significhi essere campioni: "Non è avere la bacheca piena di trofei, ma restare alunni. Campioni si nasce, perché ogni bambino nasce curioso, ispirato, unico, meritevole, perseverante e visionario, nasce competitivo e ciò che dobbiamo fare è non disperdere questo patrimonio. Nella genesi della competitività, però, non c’è nulla che richiami la rivalità: cercate sfide che nessuno ha osato affrontare". Nel proprio racconto, partito dalle delusioni sportive di gioventù e passato per le difficoltà vissute da allenatore, Mazzanti ha spiegato che il momento più difficile è stato trovarsi senza lavoro, dopo la vittoria dello scudetto con Bergamo: "Avevo smesso di essere alunno e pensavo a ciò che ero diventato, non a quello che volevo essere. Nel 2021, invece, mentre tornavo dalle Olimpiadi di Tokyo, l’unico pensiero era far diventare quella sconfitta la migliore della mia vita. Dopo aver vinto l’Europeo, un mese più tardi, ho sentito molte ragazze dire “ce lo siamo meritate“. Dove sta il merito, dunque? Ciò che meritiamo è essere la miglior versione di noi stessi. Siete nati per imparare e soddisfare la curiosità nel bambino che è in voi e, quando la strada è difficile, guardate lontano, basatevi sulla fiducia in quello che solo voi avete saputo immaginare". Nicola Petricca