LUIGI DIOTALEVI
Cronaca

Non è mai troppo tardi per le filastrocche

Vi hanno detto di essere troppo grandi per leggere filastrocche? Non credeteci. Si presenta così "C’eravamo una volta – Filastrocche...

Vi hanno detto di essere troppo grandi per leggere filastrocche? Non credeteci. Si presenta così "C’eravamo una volta – Filastrocche per bambini e bambine che hanno compiuto 40 anni", il nuovo libro di Simone Ricciatti: un’opera che mescola ironia, riflessione e nostalgia in un viaggio attraverso tre momenti della vita. Il libro – edito da Ventura Edizioni - è stato presentato in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino, ed ora è disponibile nelle librerie e sugli store online in formato tascabile.

Il volume si divide in tre sezioni, ciascuna dedicata a un’epoca differente. La prima parte riporta il lettore ai tempi passati, con ricordi di un’infanzia fatta di giochi in strada e tradizioni ormai scomparse. Filastrocche che riportano alla mente tempi ormai lontani, come quelli della famosa partita a scopone di Pertini sull’aereo dopo i Mondiali del 1982, delle lezioni televisive del Maestro Manzi che combatteva l’analfabetismo del dopoguerra e degli occhialini dell’Intrepido, simbolo di un’epoca ingenua e lontana. La seconda parte è un affondo nel presente, raccontato con sarcasmo e ironia. Il caos digitale, la ricerca ossessiva della perfezione, le teorie complottiste: sono solo alcuni degli aspetti della vita moderna che Ricciatti affronta con un tono critico ma mai pesante, invitando a riflettere sulle contraddizioni del nostro tempo. Infine, la terza parte si proietta verso il futuro, affrontando il tema del "dopo" con un’ironia dissacrante e un pizzico di malinconia. In questa sezione, l’autore ci dà appuntamento al cimitero, dove riflessioni sul destino e su ciò che verrà si mescolano a immagini surreali e divertenti.

"Le filastrocche sono un modo semplice per parlare di cose importanti - spiega Ricciatti - non sono mai troppo seriose: proprio per questo ci aiutano a ritrovare la nostra parte più giocosa. Ho cominciato a scrivere questo libro pensando a un tempo che non esiste più, ma che merita di essere raccontato. Tuttavia, non si tratta di un elogio del passato o di un’operazione nostalgica: è un libro che può toccare ogni generazione e credo che, nella sua ironia, offra anche qualche spunto di riflessione interessante".

Luigi Diotalevi