Pesaro, vanno a trovare il nonno in ospedale. Ma è morto da due giorni

La rabbia delle due nipoti: "Fatti del genere non devono più capitare"

Camici bianchi al San Salvatore (foto d'archivio)

Camici bianchi al San Salvatore (foto d'archivio)

Pesaro, 18 marzo 2018 - A quel nonno ci tenevano come se fosse un padre. Hanno scoperto di non averlo più nel peggiore dei modi: dalla voce distaccata di una infermiera, che quando le due nipoti sono andate a trovarlo in ospedale, giovedì scorso, pensando che fosse ancora vivo, ha detto loro: "Ma è deceduto 4 giorni fa...". Era vero che il loro nonno, 90 anni, operaio in pensione di Pantano, ricoverato al San Salvatore da tempo, era deceduto. Ma era anche vero che, incredibilmente, l’ospedale non aveva avvertito la famiglia del decesso. Le due nipoti, insomma, hanno saputo che il nonno era morto due giorni dopo, e solo perchè hanno chiesto di lui.

I fatti sono questi, raccontati dalla viva voce delle due nipoti. "Giovedì 15 marzo ci siamo recate nel reparto di Medicina nel quale era ricoverato il nonno. Al nostro arrivo, nella stanza in cui era degente, abbiamo trovato un’altra persona e siamo andate a chiedere dove fosse lui. Da quel momento ci sono state un susseguirsi di ‘storielle’: prima ci viene detto che è stato spostato in una stanza a caso in fondo al reparto, guardiamo in ogni stanza, ma nessuna traccia; richiediamo alle infermiere e ci dicono di tornare in guardiola perchè lì non c’è e fermiamo nuovamente le infermiere che iniziano a scaricare la palla una sull’altra dicendo che una non era di turno, l’altra era lì al mattino ecc... A quel punto iniziamo a essere preoccupate e spazientite dato che il nonno sulle sue gambe non avrebbe mai potuto spostarsi: era in stato di coma. Dopo essersi rinchiusi tutti dentro una stanza, se ne esce un’infermiera, che in tono quasi scocciato, ci dice: “Ma è deceduto 4 giorni fa”"

"Siamo rimaste allibite. Perchè il martedì prima, 13 marzo, siamo rimaste da mio nonno fino alle 17 ed era vivo, grave ma vivo. Troviamo delle dottoresse e riusciamo a capire che il decesso è avvenuto martedì 13 alle 20.45, ma ancora non sappiamo dove si trova il nonno. Dopo tanti scaricabarile, abbiamo chiesto di telefonare alla camera mortuaria ed effettivamente anche loro si chiedevano perchè dopo due giorni nessuno era andato a reclamare il defunto tanto che stavano per metterlo nella cella frigorifera come un ignoto qualunque. La dottoressa ha anche provato a giocare la carta dell’emergenza bomba, ma quando ha visto l’ora del decesso ha subito commentato dicendo che gli spostamenti sono avvenuti più tardi. Comunque, mi risulta che il medico che ha constatato la morte era in pronto soccorso, quindi non si è capita molto bene la dinamica, si sa solo che mio nonno è stato portato alla camera mortuaria in fretta e furia senza rispettare i tempi dovuti perchè dovevano liberare i posti. Ci chiediamo: è possibile che in un intero reparto nessuno si è preoccupato di avvisare la famiglia? E se per qualche motivo avessimo tardato più di un giorno? Siamo state per mesi a fare avanti e indietro dagli ospedali e ci siamo scapicollate tra Pesaro, Fano, Urbino, Sassocorvaro eccetera, con sole neve pioggia e quant’altro per essere sempre presenti, per stare con nostro nonno il più possibile fino alla fine e non farlo mai sentire solo e l’unico giorno (il mercoledì, ndr) in cui non siamo riuscite ad andare in ospedale causa lavoro (io) e visite mediche (mia sorella) lui era già morto, solo, su un letto di acciaio della camera mortuaria senza che nessuno lo sapesse".

"Noi dall’ospedale aspettavamo solo quella telefonata a qualunque ora del giorno e della notte perchè le condizioni erano molto gravi già da un po’. Abbiamo dovuto organizzare il funerale in fretta e furia tanto che la maggior parte dei parenti non è nemmeno riuscita a vederlo prima della chiusura della bara perchè dopo 4 giorni non era più possibile tenerlo aperto. L’unica cosa che rimane è una morte dignitosa a quel punto della vita, ma qui siamo stati trattati peggio delle bestie, so che questo non cambia lo stato delle cose, ma non è giusto ricevere un trattamento simile. Certe cose non devono accadere più".

LA REPLICA DELL'OSPEDALE. Il direttore sanitario di Marche Nord, Edoardo Berselli ieri pomeriggio ha chiamato la famiglia per scusarsi.  Dottor Berselli, cosa è successo? "Quelle cose che non dovrebbero succedere. Un brutto errore nostro, di cui ci scusiamo. Umano, ma è un errore".  Umano in che senso? "Nel senso che il paziente è deceduto martedì. E’ il giorno in cui oltre 200 malati sono stati spostati, tra gli ospedali di Fano e Pesaro, a seguito della evacuazione legata alla bomba di Fano".  Questo è successo martedì, però neanche il giorno dopo, mercoledì, nessuno ha avvertito la famiglia... "Il giorno dopo tutti pensavano che quella comunicazione fosse stata fatta. I parenti, per una coincidenza, il mercoledì non sono venuti. L’infermiere che avrebbe dovuto avvertire la famiglia è dispiaciutissimo, ma mi sento di dire che questa mancanza poteva capitare a tutti. Quella tra martedì e mercoledì è stata una notte particolare".  Ma la famiglia dice che in realtà il decesso era avvenuto prima del trambusto, alle 20 e 45 circa... "No, eravamo nel pieno del marasma. Il tanatogramma si è avviato..." Cos’è il tanatogramma? Ci spieghi bene la procedura: chi deve telefonare ai parenti quando uno muore? "Sono i 20 minuti di accertamento di morte tramite l’elettrocardiogramma. Riguardo all’avvisare, noi prendiamo tutti i numeri di telefono all’atto del ricovero del paziente, e chiediamo se e quando telefonare. Ci sono parenti che ad esempio non vogliono essere svegliati di notte..." Rimedi, dopo quanto successo? "Lunedì (domani) faremo un audit, in modo che due persone del reparto, e non più solo una, verifichino in futuro se è stata fatta la chiamata ai parenti del deceduto. Chiediamo scusa, ma non mettiamo la testa sotto la sabbia".