Nonno-rapinatore in cella per il colpo a Tavullia

Un 73enne di Rimini arrestato ieri dai carabinieri. Deve scontare 5 anni di reclusione per l’assalto della filiale di Banca Intesa del 2018

Carabinieri in azione per arrestare il rapinatore seriale di 73 anni

Carabinieri in azione per arrestare il rapinatore seriale di 73 anni

Tavullia (Pesaro Urbino), 19 giugno 2021 - Un rapinatore di 73 anni con l’agilità per scavalcare il bancone della banca e arraffare il bottino. Ma è stato proprio quel ‘salto’ a inchiodarlo, perché così facendo ha stampato le sue impronte sulla superficie del mobile. Considerato che si tratta di un bandito di lungo corso, ai carabinieri della Tenenza di Cattolica non c’è voluto molto per riuscire a risalire a un nome e a un volto. Quello di Marco Gallo, ora 73enne, originario del Salento, ma residente nella zona da anni. L’altro pomeriggio i militari sono andati ad arrestarlo, perchè deve scontare cinque anni di carcere per una rapina.

Il colpo in questione era stato messo a segno il 28 maggio del 2018, alla Banca Intesa di Tavullia. Sono da poco passate le 14, direttore e impiegati hanno appena concluso la pausa pranzo e si trovano sul retro, tranne il cassiere che sta facendo dei conteggi, quando due uomini entrano nell’Istituto di credito. Uno ha la faccia coperta da un passamontagna, ma si intusice che ha poco più di 30anni, l’altro invece è a volto scoperto, ed è decisamente più vecchio. I due scavalcano il bancone con un balzo e arrivano davanti al cassiere. L’impiegato non ha nemmeno il tempo di fare una mossa che i rapinatori riescono ad arraffare un pacco di soldi, in tutto 20mila euro.

Poi in un batter d’occhio, legano le mani degli impiegati con delle fascette da elettricista e li costringono a sedere per terra in una stanza, e quindi spariscono. Appena gli impiegati della banca riescono a liberarsi dai legacci, fanno subito scattare l’allarme ai carabinieri. Le ricerche e i posti di blocco si attivano subito immediatamente, ma dei banditi non viene trovata alcuna traccia. Ma alle ricerche sulla strada, si affiancano anche e soprattutto la Scientifica.

I quali passano al pettine fitto ogni superficie, soprattutto il bancone dell’istituto di credito, dove almeno uno dei due banditi ha appoggiato le mani per saltare dall’altra parte. Fra le tante ci sono sicuramente anche le sue, dal momento che non indossava i guanti. Un errore imperdonabile per quello che verrà identificato poi come un rapinatore seriale. " Avevamo appena finito la pausa pranzo – disse il direttore pochi attimi dopo il colpo – ce li siamo visti arrivare da dietro". Idem il cassiere, il quale sta facendo dei conteggi, quando si vede arrivare di fronte uno dei due. Quelle fascette da elettricista erano simili a quelle usate per la rapina dell’ufficio postale di Sant’Angelo in Lizzola, avvenuta solo il 16 maggio di quello stesso anno, e anche in quel caso, i banditi erano ben poco preoccupati dall’idea che i loro volti potessero essere riconosciuti. Alla luce di quanto accaduto, almeno Gallo aveva sbagliato i conti: essendo una vecchia conoscenza della giustizia, nome, viso e impronte digitali erano tutt’altro che sconosciuti