"Nostro padre Riz Ortolani fu deluso a lungo dalla sua Pesaro"

Parlano i figli del compositore, ospiti della Mostra del Cinema. "Questa città è stata poco riconoscente"

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di Claudio Salvi

Riz Ortolani e Pesaro. Un rapporto lungo e conflittuale pieno di ricordi e sentimenti profondi ma anche di incomprensioni e perché no, di imperdonabili dimenticanze. Ieri sera in piazza del popolo l’omaggio a questo figlio pesarese con alle spalle due nomination agli Oscar la vittoria di un Grammy e oltre 200 colonne sonore di film coi maggiori registi. Insomma uno a cui il cinema, così come la sua città e il mondo della cultura, debbono tanto. E proprio per questo la Mostra del nuovo cinema, nella giornata della musica, ha voluto rivolgere il suo omaggio a Riziero (questo il suo nome all’anagrafe) con “Io scrivo musica“ – omaggio Riz Ortolani grazie a una iniziativa della Scuola di Jazz del Conservatorio con l’orchestra e i cantanti del Rossini diretti da Daniele Rossi. Alla serata erano presenti anche i due figli del maestro: Enrico Ortolani Sternini e Rizia Ortolani che rappresentano anche la Fondazione intitolata al compositore.

"Crediamo che almeno questa volta nostro padre potrebbe dirsi soddisfatto di Pesaro. Un omaggio del Conservatorio dove ha studiato e maturato la sua formazione musicale, pensiamo lo avrebbe reso molto contento. A parlare in fondo è sempre stata la sua musica; quella musica che lui voleva fosse suonata e che non rimanesse un semplice spartito".

Pesaro non sempre lo ha trattato bene?

"Esattamente. Per anni, soprattutto durante i suoi successi internazionali, Pesaro lo ha incomprensibilmente ignorato. E lui forse, sentendosi non considerato ha finito quasi per odiarla la sua città".

Ma non è andata sempre così. Negli ultimi anni di vita tornava spesso a Pesaro.

"Vero ma Pesaro si è dimostrata ugualmente poco riconoscente. Per Pesaro nostro padre ha scritto la Sinfonia della Memoria, lavoro meraviglioso e impegnativo, che è stata eseguita una sola volta. E poi “La mia città“, un vero e proprio inno che Pesaro dovrebbe usare in ogni circostanza facendosene vanto. E invece nulla. Non basta l’intitolazione di un giardino o di una via: la memoria va alimentata con i fatti".

Chiedete più attenzione?

"Certamente e non per certo per orgoglio ma per giusta e riconoscenza. Speriamo che nel 2024, a 10 anni esatti dalla sua morte la città si ricordi di lui così come nel 2026 nella ricorrenza del centenario. Ma abbiamo fiducia in questa amministrazione".

Ricordate qualche viaggio a Pesaro nella vostra infanzia?

"Uno solo – risponde solo Rizia – avevo 5 anni e sono stata malissimo rovinando tutta la tappezzeria della sua auto nuova fiammante. Che fosse un segno?".