Nuove scoperte sul Sole con la ricerca urbinate

Anche il nostro Ateneo dietro alla missione spaziale Solar Orbiter dove opera lo strumento “Metis“ sul quale lavorano i nostri studiosi

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Il 25 marzo la sonda spaziale Solar Orbiter, inviata verso l’orbita solare dall’Agenzia Spaziale Europea, ha osservato per la prima volta una struttura magnetica a forma di S che si propaga dalla corona del sole allo spazio interplanetario: il nome con cui è nota in ambito scientifico è “switchback“ ed è stata rilevata dal coronografo italiano Metis, alle cui indagini partecipa il gruppo di ricerca dell’Università di Urbino coordinato dalla professoressa Catia Grimani.

La prima, storica fotografia dell’evento è stata scattata da Daniele Telloni, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – Osservatorio Astrofisico di Torino. Questo nuovo passo della scienza verso i segreti dell’universo lo racconta l’articolo Observation of a magnetic switchback in the solar corona pubblicato oggi sulla rivista The Astrophysical Journal Letters e firmato da un team scientifico internazionale, guidato da Telloni, composto da studiosi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Agenzia Spaziale Italiana, delle Università di Firenze, Padova e Urbino, del CNR e di altri atenei stranieri.

"È stato un evento improvviso – dice la prof Grimani –, giunto in modo imprevisto. Queste strutture magnetiche formano una S e sono caratterizzate da linee di forza che mostrano delle veloci variazioni di verso. Osservate fin dagli anni Settanta a varie distanze dal sole, il coronografo Metis ne ha immortalata una per la prima volta nella corona solare. Il collega dell’osservatorio Astrofisico di Torino Daniele Telloni ha riconosciuto questa struttura mentre scorreva un filmato composto da una sequenza di immagini della corona solare prese a una distanza dal sole inferiore alla metà di quella dalla Terra. Purtroppo, io non riuscii a vedere in tempo reale il filmato perché stavo partecipando alla riunione dall’automobile. Ma appena giunta a Urbino, ricevetti le immagini e le prime ricostruzioni con i vari modelli, fino a trovare quello che ci consentiva di comprendere il meccanismo all’origine della struttura".

E ora?

"Ora ci attendono ricadute molto importanti, perché questo modello può aiutarci a comprendere l’accelerazione del vento solare lento che arriva in continuazione al culmine della ionosfera terrestre".

Qual è stato il ruolo di Urbino nella scoperta?

"Nella collaborazione Metis, io sono responsabile delle attività del gruppo di ricerca sui raggi cosmici, particelle di alta energia di origine galattica. Il mio collaboratore Michele Fabi, tecnico informatico, si occupa della gestione dei dati dell’esperimento e partecipa allo sviluppo dei programmi per la simulazione dello strumento. Il nostro ruolo è stato quello di escludere che lo switchback fosse un artefatto generato dal passaggio dei raggi cosmici, avendone studiato l’effetto sulle immagini preventivamente. Ovviamente, prima della pubblicazione dell’articolo su Astrophysical Journal Letter abbiamo dovuto escludere qualunque altra possibilità o spiegazione, come avviene per tutte le prime osservazioni".

Tiziano V. Mancini