"Offese un cacciatore" Belloni sotto processo

La ’doppietta’ uccise un pitbull che aveva attaccato lui e il suo cane. L’assessore scrisse su Fb: "Uomo di m...". Alla sbarra con lui altri sei

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di Elisabetta Rossi

Gli avevano augurato la morte, insultato e minacciato di fargliela pagare su Facebook per aver sparato a un pitbull che aveva aggredito lui e il suo cane. Ieri, per quei 7 odiatori da tastiera si è aperto il processo per diffamazione aggravata e minacce.

E tra gli imputati, oltre al proprietario del cane ucciso, Nicola Cappabianca, e alla sorella Annalisa, figura anche l’assessore Enzo Belloni, grande amante dei cani, che aveva commentato la notizia uscita sul social, "impallinando" chi aveva premuto il grilletto come "uomo di m." e "c’è ancora chi giustifica simili monnezze". L’assessore, chiamato ieri dal "Carlino", non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Il processo nasce dalla denuncia del cacciatore che ieri si è costituito parte civile e, tramite il suo legale, l’avvocato Roberto Brunelli, ha chiesto 20mila euro di risarcimento danni. Ma bisogna fare un passo indietro.

Dopo l’uccisione del pitbull, Cappabianca, il proprietario di Zoe – così si chiamava il pitbull – aveva querelato il cacciatore. La procura aveva aperto un fascicolo, ma per chiuderlo con un’archiviazione. Cappabianca aveva detto che il suo cane era buonissimo. "Sono convinto che l’hanno uccisa perché era di razza pitbull", aveva aggiunto. Nel frattempo, però, un testimone oculare, Danilo Mancini, titolare dell’azienda agricola Mancini di Granarola, aveva raccontato una verità ben diversa, riferendo che il pitbull aveva aggredito il cacciatore e il suo cane e che aveva dovuto sparare per difendersi. La procura aveva quindi scagionato la doppietta.

Ma il popolo di Facebook lo aveva già condannato. Sul social, erano infatti partite quelle bordate contro di lui. "La pagherà, si pentirà del giorno in cui ha scelto di fare il cacciatore", la minaccia vergata da Cappabianca. "Assassino", gli aveva fatto eco la sorella. "Essere immondo, pagherai per quello che hai fatto" o ancora, anzi peggio: "Spero che un cancro ti devasti anche le p... e dovrai morire di una morte lenta e dolorosa, spero che tu da solo metta fine alla tua squallida e inutile vita".

E tra questi attacchi, era comparso anche quello di Belloni che è finito a giudizio (difeso dall’avvocato Francesco Saragoni Lunghi). Ieri, tra gli imputati (assistiti dai legali Loretta Lancia, Simone De Marco e Mario Casabona), due hanno chiesto il rito abbreviato, altri il dibattimento. Una ha offerto oltre 700 euro di risarcimento danni e la sua posizione sarà stralciata alla prossima udienza di febbraio.