Omicidio Pesaro Bruzzese. "La famiglia di Marcello era stata minacciata"

Retroscena svelati in commissione Antimafia. "Ora Salvini riferisca"

Il nome della famiglia Bruzzese sulla cassetta  delle lettere. Ora non c’è più

Il nome della famiglia Bruzzese sulla cassetta delle lettere. Ora non c’è più

Pesaro, 4 gennaio 2018 - Dalla cassetta delle lettere sono sparite le targhette con i cognomi. Adesivi strappati per provare a cancellare una presenza che sembra sempre più rarefatta. Almeno in queste ultime ore. Ieri anche delle gazzelle dei carabinieri non sembrava esserci traccia in via Bovio dopo giorni di presidio costante e impenetrabile alla casa e alla famiglia di Marcello Bruzzese.

Ma verso le nove di sera una pattuglia è ritornata. «Controlli dinamici», così si chiamano. Qualche residente ha segnalato ieri mattina con preoccupazione l’assenza dei militari anche al centro direzionale Benelli, dove si troverebbe il fratello della vittima dell’agguato di Natale della Ndrangheta, Girolamo Biagio Bruzzese.

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Preoccupazione rientrata nel giro di poco, quando la pattuglia è di nuovo stata vista sul posto. Dove si trova dunque la famiglia di Marcello, la moglie Marilena P. e i loro tre figli? Ancora a Pesaro, dicono alcuni. E sempre nelle stesse case, assicurano altri, dove qualche amico sarebbe anche andato a trovarli.

L’intenzione dichiarata della famiglia della vittima è sempre stata quella di non spostarsi dalla città in cui si sono ormai integrati. E dove i figli vanno a scuola, in chiesa, hanno amici e tutti i loro interessi. Intanto il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia, ha dichiarato ieri, al termine della riunione in ufficio di presidenza, che «l’audizione del sottosegretario Gaetti e del generale Aceto ha reso evidente che Marcello Bruzzese era in pericolo e che la ’ndrangheta stava continuando a minacciare la sua famiglia».

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Da qui l’attacco al ministro dell’Interno: «Per questo è stata ancor più grave e inopportuna la dichiarazione di Salvini in cui, quasi a giustificare l’accaduto, sottolineava la richiesta del protetto, fatta 7 anni fa, di fuoriuscire dal programma di protezione. Alla luce di questa considerazione è necessario che il ministro degli Interni venga in commissione Antimafia a spiegare cosa non ha funzionato a Pesaro di chi sono le responsabilità di quanto accaduto». E infatti, ha reso noto il presidente della commissione Nicola Morra dei 5Stelle, che i prossimi ad essere ascoltati saranno proprio «Salvini e i magistrati che stanno indagando sull’omicidio».

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L’audizione potrebbe essere l’8 o il 9 gennaio. Le indagini della Dda di Ancona continuano a concentrarsi sulla caccia ai due killer e, quindi, sulle telecamere. Nel frattempo le prime risposte dell’autopsia, eseguita dal medico legale Manuel Papi, confermano che i colpi sparati sono stati concentrati alla testa e al torace di Bruzzese.

«L’ordine di uccidere Bruzzese è partito dalla Calabria» ha detto ieri al Tg1 l’ex sindaco di Rizziconi che vive sotto scorta perché con le sue dichiarazioni ha fatto condannare a 20 anni il boss Teodoro Crea. Quello che avrebbe tenuto un conto in sospeso per 23 anni. Saldato con la vita di Bruzzese, ucciso a sangue freddo a Pesaro, il giorno di Natale.