Omicidio di Gradara, chiesti 24 anni di carcere per il marito accecato dalla gelosia

Al via il processo in Assise contro Vito Cangini, 80 anni, originario di Sarsina, che ha ucciso la moglie, convinto che lotradisse. Sentenza rinviata

Omicidio di Gradara, il processo

Omicidio di Gradara, il processo

Pesaro, 18 maggio 2022 - La procura di Pesaro ha chiesto 24 anni di reclusione per Vito Cangini, l’81enne originario di Sarsina, reo confesso dell’omicidio della moglie ucraina Nataliya Kyrychok, 61 anni, uccisa nella notte tra il 25 e 26 dicembre 2021, con 12 coltellate, nella loro casa a Fanano di Gradara (foto). La donna lavorava come cuoca in un ristorante di Misano. Il processo davanti alla Corte d’assise (presieduta dal giudice Giuseppe Fanuli, a latere Maurizio Di Palma) si è aperto questa mattina alle 9 ma è già arrivato alle battute finali. I difensori di Cangini, gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi del foro di Rimini, hanno chiesto di sentire solo un testimone, e cioè una dei quattro figli del primo matrimonio dell’imputato, Sabrina, venuta dalla Germania, dove abita, accompagnata da un fratello.

Uccide la moglie a coltellate: "Non voleva fare sesso"

I legali hanno inoltre acconsentito a far depositare sul tavolo della Corte tutti gli atti di indagine. I parenti della vittima (che ha un figlio avuto da una precedente relazione) non si sono costituiti parte civile. È infatti in corso una trattativa economica sul quantum del risarcimento. Cangini ha voluto fare dichiarazioni spontanee e ha letto una lettera scritta di suo pugno. La parola è passata infine al pm Giovanni Narbone, il quale ha chiuso la sua requisitoria con la richiesta a 24 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio e dai motivi abietti determinati dalla gelosia.

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Secondo la ricostruzione fatta in aula dal pm, Cangini era convinto che la moglie lo tradisse. Il loro rapporto si era sfilacciato sempre di più negli ultimi tempi. Lui lamentava di essere sempre solo, che Nataliya lavorava troppo e non stava più con lui come in passato. E giorno dopo giorno, il tarlo della gelosia è diventata un’ossessione. Fino all’esplosione di violenza nella notte di Natale. Quella mattina, la donna, così come ha riferito lo stesso Cangini, aveva promesso al marito che la sera, di ritorno dal lavoro, avrebbero avuto un rapporto sessuale. Il marito, che si sentiva sempre più inadeguato nei confronti della moglie, aveva anche preso una pasticca di viagra.

Ma quando Nataliya è tornata a casa, si è messa a letto, pronta però per dormire. A quel punto, Cangini, che si aspettava ben altro, si è arrabbiato, interpretando quel comportamento come un ulteriore segnale del tradimento. Ne è nata una lite e l’80enne, dopo aver preso un coltello in cucina, si è scagliato sulla moglie e l’ha colpita con 12 fendenti, di cui 4 a un polmone e al cuore. I fendenti mortali che non le hanno lasciato scampo. Dopo l’omicidio, Cangini ha subito telefonato al datore di lavoro della moglie, il titolare del ristorante di Misano: "Non la vedrai più, l'ho ammazzata" .

E Nataliya aveva sempre più timore del marito, tanto che due giorni prima del delitto aveva dormito a casa di un’anziana di cui era la badante. Ma la notte di Natale la situazione è precipitata, fino al tragico epilogo. Alla prossima udienza, il 25 maggio, la parola passerà alla difesa. Poi i giudici togati e quelli popolari si chiuderanno in camera di consiglio per la sentenza.