Omicidio di Gradara, ammazza la moglie poi dorme e mangia: "Oggi non lavora, l'ho uccisa"

In carcere per omicidio volontario Vito Cangini di 80 anni, originario di Cesena. Le ha inferto almeno quattro coltellate al petto. Lei faceva la cuoca a Misano

I carabinieri sigillano la casa a Fanano di Gradara dove si è consumato il delitto

I carabinieri sigillano la casa a Fanano di Gradara dove si è consumato il delitto

Fanano di Gradara (Pesaro Urbino), 28 dicembre 2021 - Quattro o forse cinque coltellate al petto della moglie, e una sesta al cuore. Che l’ha uccisa all’istante. Non ha avuto pietà Vito Cangini, 80 anni, ex saldatore, originario di Sarsina (Forlì-Cesena), già sposato in Germania e padre di 4 figli, e ora in carcere a Villa Fastiggi per omicidio volontario (foto).

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Quando ha confessato tutto al magistrato ("Ho ucciso mia moglie per rabbia, non voleva fare l’amore con me dopo avermelo promesso e dopo aver preso il viagra"), ha chiesto una Coca cola perché aveva voglia di bere. Nessun pentimento o crisi nervosa nel raccontare le coltellate inferte alla moglie Natalia Kyrychoc, vent’anni più giovane, sposata 17 anni fa, ucraina, cuoca in un ristorante di Misano Adriatico, donna socievole e molto apprezzata nel suo lavoro. Secondo l’avvocato difensore d’ufficio Stefano Vichi "il mio assistito ha spiegato di aver agito per un raptus. Si è sentito rifiutato mentre lui al contrario si aspettava di avere quella sera un rapporto sessuale. Questo lo ha spinto, per rabbia, a prendere il coltello".

L’omicidio è avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 dicembre, al rientro dal lavoro della donna. L’anziano marito era già a letto ma, stando alle sue dichiarazioni, sveglio e certo di poter consumare un rapporto sessuale. Ma la moglie si sarebbe invece messa a letto per dormire. Ne è nata una discussione, con l’80enne che va in cucina tornando con un coltellaccio che usa per sferrare dei fendenti. La donna ha dei lividi alle braccia, segno che in qualche maniera ha cercato di difendersi ma poi il colpo al cuore non le ha lasciato scampo. A quel punto però, Vito Cangini non ha chiamato nessuno.

Si è tolto il pigiama mettendolo a lavare per togliere il sangue della moglie, ne ha indossato un altro e si è messo a dormire col cadavere di Natalia sul pavimento. Al mattino del 26, si è lavato, ha fatto colazione per poi uscire in campagna per una passeggiata col suo cane. Tornato a casa intorno a mezzogiorno, ha preparato il pranzo mangiando cappelletti in brodo e bollito, sempre col cadavere della moglie nella camera da letto. Secondo i vicini, anche le finestre erano rimaste chiuse né qualcuno aveva sentito grida durante la notte precedente. Poi Cangini è tornato a vagare per la campagna insieme al suo cane, incontrando anche un anziano vicino di casa al quale ha confessato di aver ucciso la moglie invitandolo addirittura a chiamare i carabinieri. L’anziano però ha declinato l’offerta: "A me queste cose non interessano, non sono affari miei" gli avrebbe risposto. Per questo, Cangini è tornato a casa ricevendo nel frattempo una chiamata al telefono della moglie. Era una amica connazionale che chiedeva di Natalia.

L’80enne le ha confessato il delitto, ma la donna ha chiuso la telefonata senza avvertire nessuno. Al terzo tentativo, Cangini è riuscito a farsi ascoltare. Ha chiamato il titolare del ristorante dove lavorava la moglie, sul quale nutriva delle immotivate gelosie per le quali tormentava da mesi la donna. Al ristoratore ha detto che "ora non rivedrai più mia moglie, l’ho uccisa. Sarai contento" invitandolo a chiamare i carabinieri. Ed è quello che l’uomo (che ha chiesto di non esser citato per evitare ricadute negative sul ristorante) ha fatto: "Sono andato in macchina alla caserma dei carabinieri di Cattolica per raccontare questa telefonata a cui non volevo credere. Invece si è rivelato tutto vero. Non mi sembrava capace di fare quello che ha fatto".  

I carabinieri si sono precipitati in via Fonti di Fanano 1 nel comune di Gradara, in una casetta a due piani, trovando l’uomo all’interno che li stava aspettando. Li ha accompagnati in camera come se fossero ospiti facendo trovare il cadavere della donna, la cui morte risaliva a circa la mezzanotte tra il 25 e il 26. Portato in procura della Repubblica per l’interrogatorio, Cangini non ha avuto parole di pietà sulla moglie, ma ha chiesto preoccupato ai carabinieri che cosa fosse necessario di indumenti e di oggetti di igiene personale per andare in carcere: "E’ la prima volta, non sono pratico".