Omicidio Ismaele Lulli, Ambera da testimone a imputata

Per l'sms trappola la 25enne dovrà rispondere il 22 settembre davanti al gup del tribunale di Urbino di concorso anomalo per l’omicidio

La mamma di Ismaele, Debora Lulli, presente in aula

La mamma di Ismaele, Debora Lulli, presente in aula

Pesaro, 23 giugno 2021 - Da testimone a imputata. Per aver inviato un messaggino telefonico, diventato una trappola poi sfociata in un brutale omicidio. Ambera Saliji, 25 anni, macedone, residente a Pesaro, dovrà rispondere il prossimo 22 settembre davanti al gup del tribunale di Urbino di concorso anomalo per l’omicidio di Ismaele Lulli, avvenuto il 19 luglio del 2015 a S.Angelo in Vado. Questa mattina si è svolta in tribunale a Urbino l’udienza preliminare che ha fissato la data e nella quale si sono costituite parte civile la madre, Debora Lulli,  e la sorella di Ismaele.  

Ismaele venne sgozzato dopo essere stato legato a una croce da Igli Meta, fidanzato al tempo di Ambera, e un suo amico, Mario Mema. Igli voleva punirlo per avere avuto un rapporto sessuale con Ambera quando lei era già fidanzata con lui.  Aveva bisogno di incontrare il suo rivale. Usò la sua fidanzata. Che accettò di inviare quel messaggino trappola: «ci vediamo in quel posto»,  ma al posto di Ambera,  Ismaele trovò i suoi assassini. 

Secondo l’accusa, la ragazza avrebbe potuto, sulla base di una serie di elementi (compresi altri messaggi precedenti in cui Igli le aveva detto che avrebbe fatto pagare cara a Ismaele il fatto di avere avuto una relazione con lei) prevedere che quell’incontro poteva finire anche con un omicidio, e quindi doveva evitare l’incontro. Non l’ha fatto. Anzi, ha colpevolmente accettato quel rischio, anche se in cuor suo non voleva la morte di Ismaele. Tutto per riacquistare la fiducia di Igli. Da qui la sua imputazione.  

Il legale di Ambera, Giovanni Chiarini, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che concede alla ragazza lo sconto di un terzo della pena. Ma Ambera, che dal giorno dell’omicidio ha fatto vita molto riservata,  rischia ugualmente 10 anni di carcere. La Cassazione nel giugno del 2019 ha confermato per ambedue gli imputati, Igli Meta e Mario Mema, l’ergastolo.