"Operai introvabili? Il sussidio c’entra poco Il problema è la carenza di competenze"

Claudio Andreani, responsabile storico del centro per l’impiego di Pesaro, entra nel dibattito aperto da Valter Scavolini: "Chi percepisce il reddito di cittadinanza a volte è davvero impossibilitato a scegliere altre attività". Decisiva la formazione

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"Ho visto il dibattito del Carlino sulla difficoltà di trovare operai. Ma le realtà secondo me sono sempre articolate e complesse. E raggiungere certe conclusioni a volte è semplicistico".

Claudio Andreani, responsabile del Centro per l’impiego di Pesaro, si occupa di politiche del lavoro da quasi 40 anni. Da dieci è responsabile del Job di Pesaro. Interviene nel dibattito aperto dall’intervista rilasciata martedì scorso da Scavolini al "Carlino", sulla difficoltà di trovare operai da assumere per la sua azienda.

Qual è la sua opinione, in merito, Andreani?

"E’ un problema di competenze, a volte anche a candidarsi: alcuni dei nostri iscritti non sono capaci neanche di inviare un curriculum"

Ma Scavolini cercava operai generici...

"Vero che parlano di operai generici, ma devi avere in ogni caso determinate caratteristiche".

Scavolini portava anche come causa "distraente" dal lavoro anche il reddito di cittadinanza...

"Credo che non incida così tanto sulla questione, alla fin fine chi percepisce quel reddito spesso sono persone che hanno problematiche complesse, famigliari, gente che ad esempio deve badare ai figli. E si trova in difficoltà ad andare a lavorare. Non a caso sono attive equipe multidisciplinari, cioè i nostri navigator che lavorano con gli assistenti sociali, per risolvere in sinergia quel tipo di problematiche. Quindi, a volte è facile dire che certi ’non vogliono lavorare’. Teniamo presente che l’importo medio del reddito di cittadinanza da noi è inferiore ai 600 euro, e fa riferimento alla intera famiglia. Se sei in quattro, 600 euro per campare sono pochi..."

Quindi, uno se potesse, andrebbe a lavorare, dice lei...

"Sì, esatto, non è il percepire il reddito il motivo per cui uno rifiuta un lavoro, che poi anche se percepisci il reddito certe cose devi farle lo stesso, a meno che non sei esonerato dalla normativa. E’ che a volte le offerte che ti vengono fatte sono tali da lavorare un sacco di ore per stipendi minimali, in quei casi difficoltà ad accettare, sono sincero, ce l’avrei anche io.... Quindi il problema tornano le competenze".

Rimedio?

"Le politiche attive. La formazione, i tirocini, lo stesso governo sta seguendo questa strada, anche col Recovery fund. Questo è fondamentale: migliorare la occupabilità, la potenzialità cioè di trovare lavoro. Alla fin fine un lavoratore vende se stesso, il prodotto che è lui. E consideriamo che un selezionatore accetta o rifiuta un curriculum dopo un’occhiata che dura pochi secondi".

Ma è così grave la situazione dal punto di vista delle competenze? Quelli che escono dalle scuole tecniche hanno le difficoltà di cui lei sta parlando adesso?

"Chi esce dalle scuole tecniche, un perito meccanico ad esempio, vale tanto oro quanto pesa. Non ha problemi a trovare lavoro. Io parlo di chi ha bassa scolarizzazione e però anche una certa età. Più del 50% degli iscritti da noi (circa 10mila al Job di pesaro) non hanno un diploma. E non sanno neanche che oltre a essere privi di lavoro devi essere anche iscritto a un Centro per l’impiego, per avere diritto ad alcuni servizi. Ad esempio, partecipare a un corso di formazione".

Arriviamo all’altra causa "distraente", sempre accennata da Scavolini nell’intervista: quota 100, pensioni veloci...

"Non ho dati su questo aspetto. Dico solo che se anticipi la pensione, certe figure vanno sostituite. Ma il problema non è che uno va in pensione in quella data, magari andava due o tre anni dopo, e il datore di lavoro era punto e daccapo: il fatto è che non trovi chi ha le competenze per sostituirlo..."

E si torna alla formazione...

"Esatto. Quindi è importante che il governo dia risorse e faccia programmazione su questo fronte. Poi, più nello specifico, devi avere presenti quali sono i bisogni del territorio. E quando devi riconvertire le professionalità, non è semplice. Il mondo adesso va molto veloce. Se ti chiedono una persona che si occupi in azienda di macchine a controllo numerico, non lo formi in 10 giorni. Meno male che certe figure occupazionali ormai sono definite nella nostra provincia. Che mancano i tornitori, ad esempio, lo sappiamo da anni".

Quindi le scuole dovrebbero essere pronte per coprire certe lacune...

"Ma le riforme scolastiche hanno effetto dopo anni... E’ un problema nazionale, e ripeto per formare certe figure non basta un corso di poche ore...".

Alessandro Mazzanti