Ospedali: Urbino e Pergola dentro Marche Nord

E’ l’ipotesi di riorganizzazione che trapela dalla Regione. Ovvero mantenere l’azienda e allargarla così da lasciare all’Asur solo l’assistenza distrettuale

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di Benedetta Iacomucci

Non solo l’azienda ospedaliera Marche Nord non verrebbe smantellata, ma addirittura potrebbe allargarsi comprendendo gli ospedali di Urbino e Pergola, così da demandare l’assistenza per acuti a un unico soggetto provinciale, per lasciare invece all’Asur l’assistenza distrettuale (servizi sanitari e sociosanitari, assistenza farmaceutica, diagnostica ambulatoriale...). Sarebbe questa la riforma a cui vorrebbe mettere mano l’esecutivo regionale, o comunque alcuni esponenti della giunta, dato che sulla questione le posizioni non sono sempre state coincidenti.

Il dibattito sul futuro dell’azienda ospedaliera Marche Nord si è scatenato dopo la decisione dei vertici regionali di affossare il progetto dell’ospedale unico Pesaro-Fano voluto dalla precedente amministrazione guidata da Luca Ceriscioli. La scelta di mantenere i due presìdi di primo livello nelle città di Pesaro e Fano aveva portato molti osservatori a ipotizzare uno scioglimento dell’azienda ospedaliera con un ritorno delle strutture all’Area Vasta. Questo anche in virtù di un’anomalia di Marche Nord, che mancherebbe di alcuni requisiti tecnici per essere tale (la presenza delle alte specialità e l’insufficiente bacino d’utenza, ad esempio), ma la cui istituzione era giustificata dal progetto di un ospedale unico di secondo livello, poi naufragata.

Ora, malgrado in Regione nessuno si azzardi a metterci la faccia, si fa strada un progetto che ribalta completamente le carte in tavola. Cioè non solo l’azienda Marche Nord resiste, ma potrebbe essere allargata fino a comprendere anche gli altri ospedali del territorio – Urbino e Pergola – in modo da distinguere da un lato l’assistenza per acuti, affidandola a Marche Nord, e dall’altro l’assistenza distrettuale che sarebbe invece demandata all’Asur. Trapela infatti dalla Regione l’intenzione di mettere mano a un discorso più ampio di riforma della Legge 13 del 2003, ovvero quella che disciplina l’organizzazione del Servizio sanitario regionale e che ha istituito l’Asur regionale e la sua declinazione in quattro Aree vaste territoriali. L’idea alla base sarebbe dunque quella di potenziare Marche Nord, anche in virtù dell’efficienza dimostrata nella gestione della pandemia. Non dimentichiamoci che l’azienda ospedaliera è stata la prima e per lungo tempo l’unica a raddoppiare i posti letto di terapia intensiva, che non solo hanno permesso di salvare molte vite, ma tornano utili anche ora, dato che dal loro tasso di occupazione dipende il ritorno o meno a scenari di chiusure e limitazioni.

Chi però mantiene uno sguardo oltremodo critico rispetto a Marche Nord è il sindaco di Mombaroccio Emanuele Petrucci, che dopo aver scritto a Francesco Acquaroli ha inviato un’altra lettera al vicepresidente Mirco Carloni e all’assessore Filippo Saltamartini, per affermare che "Marche Nord è una non Azienda ospedaliera per cui la sua eventuale soppressione altro non sarebbe che la fine di una funzione giuridico-istituzionale per lasciare posto ad un soggetto vero". A questa conclusione il sindaco Petrucci perviene dopo aver effettuato una lunga rassegna delle norme che regolano o dovrebbero regolare l’alta specialità, le dotazioni obbligatorie richieste, i posti letto, gli standard minimi di attività. "Secondo il Decreto Balduzzi – scrive il sindaco –, i presidi ospedalieri di 2° livello dovrebbero avere un bacino di utenza compreso tra 600mila e 1.200.000 abitanti, dovrebbero

essere dotati di una Dea di 2° livello e sono istituzionalmente riferibili alle Aziende ospedaliere". Ma perché, al di là dei tecnicismi, azzerare l’esperienza di Marche Nord che pure ha dato anche recentemente importanti risultati? "Perché l’Azienda ospedaliera San Salvatore prima, e l’Azienda ospedaliera Marche Nord poi – tuona Petrucci –, hanno condizionato non positivamente l’assistenza territoriale di questa provincia". Una battaglia che dunque va fatta "per i sindaci innanzi tutto, perché non c’è solo Matteo Ricci".