Pesaro, pestato a sangue al parco Miralfiore dopo un festino

Soccorso in ipotermìa. Aveva preso droghe e bevuto alcool. Fratture a testa e collo

I carabinieri al parco Miralfiore (Fotoprint)

I carabinieri al parco Miralfiore (Fotoprint)

Pesaro, 4 settembre 2018 - Lo hanno lasciato a terra, come morto. Ossa della testa fracassate, vertebre crinate, la notte passata all’addiaccio a torso nudo steso sull’erba bagnata dalla pioggia del parco Miralfiore, quasi in overdose per droghe e alcool. Lo hanno visto e soccorso ieri mattina, alle 9. Un passante si è imbattuto in questo giovane straniero, 19enne del Gambia, richiedente asilo, che sembrava abbandonato. Portato in ospedale, il giovane si è poi svegliato finendo in stato di sovraeccitazione. Sia i carabinieri che il personale non riuscivano a fermarlo. Ci sono volute due iniezioni di sedativi per bloccarlo, in modo che i medici potessero sottoporlo ad una serie di accertamenti diagnostici, tali da consigliare il suo ricovero prima in osservazione e poi in rianimazione. La prognosi è riservata. Il giovane è arrivato in ospedale in stato di ipotermìa. Una condizione che avrebbe portato facilmente alla morte se la persone fosse stata più debole.

Appare evidente che il giovane sia stato picchiato a sangue. Per gli inquirenti, le fratture al collo e le vertebre con crinature ampie e diffuse, non si producono con una caduta seppur dovuta ad uno stato di ubriachezza. Per questo, i carabinieri intendono risalire grazie alle telecamere che ci sono in varie zone del parco a chi potrebbe aver incontrato il giovane del Gambia pestandolo. Il ragazzo, che non intende dire con chi ha passato la sera, tantomeno chi lo ha pestato, verrà sentito appena i medici scioglieranno la prognosi.

Il parco del Miralfiore sta diventando una zona franca, dove infilarsi per fare una passeggiata significa attraversare gruppi di persone, in particolare giovani africani, che passano intere giornate seduti a chiacchierare. Così come è facile incontrarli sotto il cavalcaferrovia, come se fossero in attesa di qualcosa o qualcuno. Non è raro che alcuni di loro nascondano piccole dosi di droga nei campanelli delle biciclette lasciate parcheggiate dai residenti. All’arrivo del proprietario, si assiste alla scena dello smontaggio del cappuccio del campanello, il prelievo della pallina di cocaina, e il ripristino dell’accessorio sotto gli occhi sbigottiti del proprietario della bici.