
Tutta la grinta di Sasà Parrillo
Parrillo, quanto rammarico vedendo le altre giocare i playoff? "Tanto, perché per un lungo tratto abbiamo dimostrato di poter essere meglio di tante altre: le prestazioni in casa con Cantù e Fortitudo, il blitz di Bologna ci hanno illuso di poter fare grandi cose. Il ko di Orzinuovi all’overtime e la sconfitta di misura a Cremona hanno incrinato qualcosa a livello mentale e forse anche la lunga rincorsa, dopo il pessimo inizio, ci ha bruciato delle energie, non solo fisiche".
Qual è stato il vostro punto debole? "Il rendimento fra casa e trasferta ha fatto la differenza: una mancanza di solidità mentale, perché non c’è ragione di non essere all’altezza quando si gioca fuori casa".
Con l’arrivo di coach Leka il suo minutaggio è schizzato improvvisamente in doppia cifra... "All’inizio non avevo spazio, ma ho lavorato a testa bassa finché è arrivata la mia occasione Devo tanto a Spiro, mi ha dato un ruolo importante e la possibilità di dimostrare il mio valore, perciò mi è dispiaciuto enormemente dover abbandonare la scena nel momento più alto, sia per la squadra che per me".
La scintilla l’ha accesa Sasà nel buio totale. "Grazie, fa piacere questo riconoscimento. La squadra ha capito e ha fatto gruppo, cosa che non ci è più riuscita nel secondo momento critico che abbiamo attraversato. Non poter più aiutare sul campo mi ha fatto soffrire, poi quando non sei al completo fai anche più fatica".
Questo problema alla schiena? "L’ernia ce l’avevo da anni ma non mi aveva mai dato problemi da farmi saltare partite. Qui s’è aggiunta una lombo-sciatalgia che mi procurava fastidi alla gamba, così a un certo punto mi allenavo pochissimo pur di essere disponibile la domenica e avevamo già deciso che dopo Piacenza mi sarei fermato: quel giorno sentivo dolore già dal riscaldamento e dopo mi sono bloccato".
Poi l’intervento: ma ci sperava di rientrare? "Sì, per cui sono quello che c’è rimasto più male. Ma i tempi di recupero sono proporzionali al danno creato e probabilmente ho tirato troppo la corda, avrei dovuto fermarmi prima. Ma io, per indole, ho quella di dare tutto. Così i tempi si sono allungati".
Che ne pensa dei play-in? "Una buona idea per non lasciare troppe squadre senza obiettivi e alla fine hanno detto la verità: chi è andato fuori probabilmente non avrebbe fatto molta strada nei playoff".
La metamorfosi di Ahmad? "Più che lui, siamo cambiati noi. Eravamo poco tolleranti, poi abbiamo accettato il suo modo di giocare e capito il suo carattere introverso fuori dal campo, che non era poco interesse a ciò che lo circondava. Ci siamo aiutati a vicenda e lui ha fatto una stagione importante, poi accetti che si prenda qualche tiro in più, in una squadra ci sono delle gerarchie".
Il futuro? "La mia situazione è in ripresa, a fine giugno dovrei essere al 100% e pronto per la prossima preparazione. Rimanere a Pesaro? Ne sarei felicissimo, io e la mia famiglia ci siamo trovati benissimo e poi sarebbe anche una rivincita personale, ripartire da dove sono stato costretto a lasciare, proprio nel momento più bello".
Elisabetta Ferri