"Patenta" compie 90 anni E la porchetta diventò leggenda

Il suo vero nome è Luigi Pieri, ma lo sanno in pochi. Tutti lo conoscono per soprannome

Il signor Luigi Pieri compie oggi i suoi novant’anni. Auguri a lui e buon per lui, ma buono anche per noi perché il signor Pieri comincia con la P proprio come Porchetta e soprattutto la P come "Patenta". Se non sai dov’è "Patenta" e se non siete stati almeno una volta da lui è inutile che cerchiate di convincerci che siete di Pesaro. Perché "Patenta" non è un soprannome ma un eponimo: si dice "da Patenta" e anche, in dialetto, "la strèda de Patenta", che sarebbe volgarmente via Risara, nel tratto che va dall’azienda Scavolini a Montelabbate. Da quando esiste "Patenta"? Secondo la leggenda da sempre, secondo la storia dai primi del Novecento quando arrivò lì con la sua rivendita un tale Pieri, discendente di una famiglia di Talacchio insignita a suo tempo dal ducato di Urbino di un diploma per la sua prolificità. Quel diploma divenne il soprannome della discendenza, prima come "Patente" e infine i "Patenta" di oggi: il padre Gigi, la madre, indimenticata Rosella, i figli Monica, Fabiola, Massimo. Cestisticamente parlando "Patenta" era già dagli anni Cinquanta la "dogana" per i giocatori stranieri che arrivavano a Pesaro: nel 1957 il greco Phedon Matheu al secondo bicchiere di rosso versatogli da "Aido" Fava intonava la romanza "L’aurora di bianco vestita...", nel 1958 l’americano Innis affermava in dialetto pesarese che la porchetta di Gigi era meglio del tacchino americano. Come i profeti antichi, per quanto riguarda la porchetta il novantenne Gigi potrebbe dire a tutti: "Quando io facevo la porchetta voi ancora dovevate ammazzare il maiale". Senza contare gli affettati, i formaggi, il pane e anche le prime salsicce venute al mondo alla fine della guerra con un macchinario che si era procurato nel campo dei soldati canadesi in attesa dell’assalto alla Linea Gotica nel 1944.

"Credo - ha detto Gigi - che devo in qualche modo ai canadesi il mio mestiere e la mia storia. Quando se ne andarono trovai nell’accampamento, dentro una scatola, un tritacarne nuovo di zecca. Lo portai a casa e lo conservo ancora tra le cose più care. Mi piace pensare che da quell’attrezzo sia nato il mestiere che ancora oggi è la mia vita.". "Da Patenta" è per sempre.

Auguri Gigi "Patenta", per l’anagrafe signor Luigi Pieri.

f.b.