"Per due mesi murato dentro casa"

Lotta al Covid. Cristiano Varotti con la sua famiglia a Shanghai: "Anche il baratto per riuscire a mangiare"

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Fuori dall’incubo, fuori dal baratto per mangiare, fuga da una prigione durata due mesi "ed adesso che sono riuscito a tornare a Pesaro, mi godo il mare e poi vediamo come evolve la questione Covid in Cina altrimenti resto qui e lavoro da remoto", dice Cristiano Varotti che non è un italiano per caso finito nel Celeste Impero: è il direttore dell’Enit per la Cina. Una storia che sembra un film, la sua.Varotti è riuscito a salire su un volo per l’Italia, assieme alla moglie (cinese) Dongmei ed al figlio Nicolò di appena 9 mesi, alcuni giorni fa. "Appena in tempo – racconta – perché c’è stata una finestra di 24 ore che ci ha permesso di uscire e raggiungere l’aeroporto. Perché poi hanno di nuovo sbarrato tutto".

Tutto questo nella megalopoli di Shanghai, forse la città cinese più internazionale del grande paese asiatico.

Tutti murati in casa per il Covid?

"Sì, ma questo lockdown durissimo non sembra tanto legato al Coronavirus – continua Varotti – perché nel palazzo dove abito io siamo circa in 3mila e ci sono stati un paio di casi. Presi e isolati ed inizialmente i genitori venivano portati via e i figli lasciati lì da soli. Come facevano? Si affidavano al buon cuore dei vicini di casa".

Cosa vuol dire murati in casa?

"Vuol dire che fuori dai portoni c’erano 24 ore su 24 guardie armate per cui era impossibile uscire. Nelle strutture più piccole, lucchetti alle porte, cancellate intorno al palazzo, oppure mucchi di biciclette accastate fuori dai portoni".

E nessuno protestava?

"Con le padelle sbattute fuori dalla finestre, ma arrivava subito la polizia perché veniva ritenuta una forma di protesta eccessiva. Trattamento uguale per tutti, ricchi e poveri senza eccezione".

Partito come questo incubo?

"Ci hanno detto che il lockdown durava 5 giorni per cui dovevamo fare provviste per cinque giorni".

Invece?

"Invece siamo andati avanti per due mesi".

E come avete fatto col cibo?

"Abbiamo organizzato nel nostro palazzo dei gruppi di acquisto. E io sono stato fortunato".

Perché?

"Mia moglie è cinese e quindi riusciva a tenere contatti con l’esterno. Ore intere al telefono e su internet. So di altri italiani che proprio per ragioni di lingua se la sono vista brutta".

Cibo, parliamone...

"Dopo settimane il governo ci ha mandato qualcosa, ma si è arrivati anche al baratto all’interno del caseggiato: un chilo di riso per un po’ di verdura e di frutta, oppure altre cose per avere una bottiglia di vino. Il tutto tenendo conto che in casa avevo mio figlio di 9 mesi".

Lei ha una moglie cinese: come ha fatto a farla uscire?

"S’è imbarcata solo perché è mia moglie altrimenti sarebbe stato difficilissimo. Hanno paura che i manager o comunque i cinesi ricchi possano fuggire portandosi via i soldi. Shanghai è divisa: quelli che hanno mentalità più internazionale sono contrari a questo pugno di ferro, mentre il resto della popolazione appoggia la politica del governo".

Diceva che non si capiva questa manu militari. Perché?

"Perché per tutti gli osservatori questa linea durissima è eccessiva. Si pensa che sia una questione di immagine e cioè quella di salvaguardare il modello cinese del Covid zero e che non può essere messo in discussione anche perché ci sono le elezioni del primo ministro".

m.g.