ELISABETTA FERRI
Cronaca

Pesaro: Riconciliazione tra coach e tifosi dopo lo striscione offensivo

Dopo lo striscione offensivo, il coach di Pesaro incontra i tifosi per una riconciliazione. Sfida logistica per la Vitrifrigo Arena.

Dopo lo striscione offensivo, il coach di Pesaro incontra i tifosi per una riconciliazione. Sfida logistica per la Vitrifrigo Arena.

Dopo lo striscione offensivo, il coach di Pesaro incontra i tifosi per una riconciliazione. Sfida logistica per la Vitrifrigo Arena.

Dopo i fatti di Verona, lo striscione offensivo contro il coach, l’invito di Spiro che si sente nel video di fine gara e le parole di fuoco nel successivo comunicato degli ultras, ieri le due parti hanno tentato una riconciliazione. Un gruppetto di rappresentanti della curva ha incontrato il coach al termine dell’allenamento: "Ho detto loro – racconta Leka (foto al centro) - che a Pesaro sono venuto in missione e per amore perché qui sono a casa mia. Accetto tutte le critiche a livello tecnico che volete farmi, ma se è vero che sono uno di voi chiedo rispetto a livello umano, altrimenti divento una bestia. Dire leccaculo a uno che viene dai Balcani è il peggior insulto, ma comunque io quello striscione non l’ho visto altrimenti non avrei mai ringraziato i tifosi in sala stampa perché, appunto, non sono un leccaculo. Quando poi in pullman me l’hanno riferito, mi sono sentito offeso due volte, perché quell’insulto arrivava dalla mia gente. Quello che ho detto nel cerchio coi giocatori, come ho spiegato a un tifoso che mi aveva scritto durante il viaggio, era riferito a un gruppetto di veronesi che ci ha gridato contro per tutta la partita. In ogni caso, non concepisco da parte dei pesaresi esporre uno striscione con scritto indegni e poi tifare per la maglia: se si tifa, si sostengono i giocatori".

Una giornata complicata quella di ieri, dopo il lunedì di riposo. Difficile anche allenarsi, senza sapere quando si gioca. Perché un conto sarebbe andare in campo domenica: in una settimana tipo, il martedì è solitamente un giorno di carico, mentre se si sarà costretti ad andare in campo il 1° maggio, il lavoro dev’essere gioco forza più mirato. "Come ci siamo regolati? Abbiamo considerato come se fosse venerdì, quindi seduta da un’ora e mezza, guardando le situazioni dell’avversario e poi vedremo se domani (oggi per chi legge - ndr) dovremo considerarlo sabato o meno".

Con Imbrò che sembra star meglio dopo la botta al polso rimediata contro Udine, ieri ha interrotto in anticipo la seduta De Laurentiis che ha un acciacco al piede, ma la squadra sta bene nel morale dopo la vittoria di Verona, che ha interrotto un lungo digiuno in trasferta. Anche se sbancare il palasport scaligero, arrivando undicesimi e riguadagnando il fattore campo, ha significato cacciarsi nel ginepraio della questione-palasport, indisponibile fino al 4 maggio. La società vuol giocare domenica alla Vitrifrigo Arena, ma nel frattempo si è guardata intorno per un impianto alternativo, prendendo atto che Rimini non è un’ipotesi praticabile in quanto ritenuto inappropriato dalla Questura romagnola.

Anche la Fortitudo, che attende la vincente di Pesaro-Torino, ha i suoi problemi: domenica al Paladozza non si può giocare perché c’è Bologna-Juve e non ci sono sufficienti forze dell’ordine da dirottare sul basket, per cui il secondo turno di play-in, a prescindere da chi sarà l’avversaria, non si potrà disputare prima di lunedì.

Elisabetta Ferri